giovedì 21 giugno 2012

Vota anche tu per un web El Gae free

Almeno per una settimana


Dopo qualche estate passata ad aspettare o accudire bimbi piccoli o donne in gravidanza o a maturare ferie in un nuovo posto di lavoro... si torna al mare...
È la prima vera vacanza tutti assieme. L'unica esperienza più o meno simile era stata quattro giorni in Trentino con Marichan appena nata; vi lascio immaginare quali ferrate dolomitiche eravamo riusciti a fare.
Ora si parte per le Isole Figi, Cuba, Sharm el Sheik … Cavallino-Treporti.
I bimbi sono già lì da una settimana, con i nonni. 
La prossima tocca a noi. 
Qualcuno ironizza sul fatto che la vera settimana diferie sia stata questa. C'è una parte di verità. Diciamo che si ricaricano pile diverse. 

Per cui 7 giorni senza internet, senza tv (anche se non è che la guardiamo poi tanto), senza auto, senza lavoro, senza scadenze. Dicono che si sopravvive. Vi saprò dire.
… Au Revoir...

martedì 19 giugno 2012

Come eravamo estati


D'estate va di moda l'amarcord. In tv è tutto una replica. Perchè elevarsi con alti argomenti se si può volare grettamente bassi e scadere anche noi nel "Come eravamo, una volta era meglio?"
 
È finita la scuola. Quando diventi genitore questa è una cosa che torna ad avere una certa rilevanza. 
Prima, nel periodo che va diciamo dal tuo esame di maturità in poi, è molto più importante il solstizio d'estate che la fine della scuola.
Nel mio caso non siamo ancora a questo tipo di problemi.
Ho le nipoti che hanno finito.
Ai miei tempi (dio quanto fa vecchio dire ai miei tempi) la fine della scuola aveva un sapore agrodolce. Il dolce era l'aspettativa. Leopardiana, quasi. Chissà quante cose avrei fatto? Magari avrei baciato quella ragazza, magari conosciuta in piscina, magari con quel costume tra il vedo e il non vedo... magari!

Poi avrei suonato tanto la chitarra. Ho giusto una cassetta, quelle a nastro, vergini proprio come me, che ho riempito di canzoni registrate direttamente dalla radio. Tutte da ascoltare e da imparare. Alcune introduzioni e assoli finali sono tagliate da quel rottinculo del dj che ci parla sopra, ma statte zitto, deficiente. 

Poi avrei letto tanto. Prima quelle cose pallosissime consigliate dalla vecchia arpia di lettere. Poi i libri belli. Risultato: “Il Gattopardo” faceva da tappo. Bloccando tutte le letture successive. Diceva che l'importante era leggere, la vecchia arpia. Ma allora dacci uno Stephen King d'annata, dannata. (Che poi la vecchia era piuttosto brava e riconosceva a Stephen King un certo valore letterario). 

Invece nulla: ragazze no, chitarra no, libri no.
Perchè?
Perchè mia madre aveva (ha) un laboratorio artigianale.
Non si scappa al laboratorio artigianale. A meno che non abbiate lo spirito sessantottino di rivolta (ed io non ce l'ho, non ce lo avevo a tredici anni, almeno).
Federe, lenzuola, tovaglie. Quasi tutto bianco. Ore al giorno.
La frase celebre di mamma era la seguente: “Organizzatevi che dovete venire a fare le pattine” (le pattine delle federe, non quelle per i piedi).
“Ok, mamma, veniamo dopo che abbiamo finito i compiti”
“No, i compiti li fate dopo, venite giù subito”.
E giù con la tagliacuci. Mio fratello era un mito: riusciva a fare centinaia di pattine senza mai alzare il piede dal pedale della macchina da cucira. Un paio le ha fatte fumare fondendo il motore (regalandoci qualche ora di pallone in cortile).
Poi si stirava con il rullo, si piegava, si impacchettava.
Poi c'era da “Portarghe le forete alla mora”. La “Mora” era una che aveva un altro laboratorio. Ci si caricava tutte queste borse sul manubrio, sul portapacchi sullo zaino. E si partiva. Con qualsiasi condizioni di tempo. Giuro.
Ricordo un viaggio (circa quattro chilometri, eh? Mica lo Stelvio) con la pioggia. Io con la bici rossa, mio fratello con quella arancione da cross. Tutti e due avvolti da un k-way della Sector regalo dello zio orologiaio. “No limits” non era ancora un loro slogan, era già il nostro. 

giovedì 14 giugno 2012

I Porco_io che aiutano a crescere


Ciao, sono Gaetano e sono un papà che sculaccia i figli.
È un periodo che come papà mi sento frustrato e inadeguato. Ieri sera stavo proprio di merda. Perfino il rituale del gelato sul divano una volta finiti i “mestieri”* non è riuscito a lenire del tutto l'amarezza.
Perchè lo sculaccione, che personalmente non demonizzo, non si dovrebbe usare. Oppure, se proprio proprio, dovrebbe essere l'extrema ratio.
Invece ultimamente sta diventando l'unica soluzione.
No, fermi, mettete giù il telefono, non è il caso di chiamare il telefono azzurro.
Non sto parlando di violenza. E praticamente un buffetto. La cosa che mi spaventa di più è la mia rabbia repressa, la frustrazione per il non essere ascoltato, le bestemmie soffocate la sensazione di impotenza.
Non sono a mio agio con i sentimenti negativi. Una volta tendevo addirittura a rimuoverli.
Capita così: i piccoli, tutti e tre, hanno capito che se si coalizzano ci mettono in minoranza. Non ce n'è. Avere i nonni al fianco non serve. I nonni maschi sono loro alleati, sempre, per debolezza. Le nonne sono più solide. Ma di solito non sono molto attente a dare messaggi coerenti con i nostri e finiscono per squalificarci. In questa voragine le tre pesti ci sguazzano che manco in una piscina termale.
In pedagogia, ricordo di averlo studiato, si dice che “fanno il cazzo che vogliono”.
Per cui, se tu dici, adesso bimbi è ora di dormire, non lo fanno. Se uno quasi quasi si convince, l'altro lo dissuade. Lo stesso per il mangiare. Se uno inizia a portarsi il cucchiaio alla bocca e soffia forte per vaporizzare la minestra sulla tovaglia, gli altri due, per imitazione, lo seguono a ruota. 
E tu sei lì che cerchi di fargli capire che bisogna mangiare/dormire, che è importante, che poi si gioca tutti assieme, che è tardi, che siamo stanchi anche noi, che... ti puoi arrabbiare, anche tanto. 
Ma loro si fanno coraggio. E continuano a ridere e a spingersi e a rubarsi il ciuccio e a menarsi e a spruzzare minestra ovunque. 
Pee ha addirittura un urlo che usa per gasarsi quando sa di fare cose non consentite. Avete presente “Vento tra i capelli”, l'amico di “Balla con i lupi”, quando strappa il cuore al Tatanka? Ecco, quell'urlo lì. 
E se ad un certo punto ti scappa lo scapaccione (notare la musicalità dell'allitterazione assonante), ti senti subito talemente in colpa che non riesci a darlo anche agli altri due. Loro questa cosa sembrano averla capita. E giocano alla roulette russa con la tua mano. Toccherà comunque solo ad uno.
Non so come uscirne. Sembra l'unica strada. Ma non può esserlo, non deve.
I miei lo scapaccione lo usavano spesso. Quando siamo diventati più grandi mia madre ci minacciava con il palo della scopa (che essendo, poi, io più alto di mio fratello ero sempre il primo ad essere raggiunto dal movimento dall'alto verso il basso).
Io non voglio usare le mani, mai. Non voglio e non devo. Anche se non fa male (mia mamma e mio papà, nonostante i modi bruschi non mi hanno mai fatto male).
Non voglio perchè deve esserci un altro modo. Ma io non lo conosco...
se qualcuno lo conosce lo dica.
Vi prego. 

*mestieri: così si deviniscono i lavori di casa 

domenica 10 giugno 2012

Seven


I numeri avranno un significato? Chi lo sa? Per me non in particolare.
Il 7 mi è sempre piaciuto, come numero. Come forma, come suono. E, guarda caso, queste sono le ultime ore prima di poter dire di essere scampati  alla crisi del settimo anno. 
Eh, si, sono passati sette anni dal fatidico Si.
E prima erano passati sette anni da che ci si era conosciuti.
Io arrivavo da un periodo abbastanza grigio (non nero, grigio); di fondo c'era una voglia di fare qualcosa che avesse un significato diverso dalle solite serate al bar o le ferie con la compagnia di soli maschi al mare o in montagna al cucco sfrenato (che poi era più un'intenzione che un reale risultato...)
Insegnavo nuoto ad alcuni ragazzi disabili. La mamma di uno di questi un giorno mi fa:”Hai impegni per questa estate?”. Sarà stato febbraio... “No, non ancora”.
“Vuoi fare quindici giorni al mare come volontario?”.
“Si ok”. Così, di getto. Tendo a pensare sempre dopo alle conseguenze, io.
Fatta.
È iniziata così. E c'era questa ragazzetta di poco più di vent'anni. Magra come un chiodo, un caschetto di capelli rossi e due occhiali ad incorniciare due occhi scuri pieni di espressione.
Se dicessi che è stato colpo di fulmine mentirei.
Invece è stato il piacere della scoperta: la passione per la letteratura, per il cinema, per la politica. Poi la musica, la chitarra, Guccini, De Andrè.
E le serate tutti assieme a raccontarci barzellette e cazzate fino alle due di notte in terrazzo.
E le schitarrate al chiaro di luna che non mi veniva nulla così, a memoria, senza riuscire a leggere gli accordi, che non fossero Dire Straits o AC/DC.
C'è una foto, fatta l'ultimo giorno di quella bellissima vacanza. C'è lei con un Chupa chups in mano ed io a suonare “Incontro” di Guccini. È la prima foto assieme. Una delle poche che ritrae solo noi, in questi 14 anni (nemmeno del viaggio di nozze abbiamo foto in cui siamo soli).
Non è stato tutto facile, anzi. Mi concedo un minimo di orgoglio a pensare a quanto ci abbiamo creduto per restare assieme, rimotivarsi, crescere. E adesso siamo qui, con tre figli, una casa quasi pronta e chissà quali altre avventure. Perchè se c'è una cosa di cui sono veramente tanto fiero è la nostra storia. Soprattutto la parte che dobbiamo ancora scrivere...

giovedì 7 giugno 2012

Virus Letame


Non so perchè, ma in questo finale di primavera pazza con tutte queste piogge (molto british, isn't it?) mi veniva da buttare lì delle riflessioni esistenziali sulla vita, sul mondo sul nido dei miei figli.
Oltretutto il mondo doveva essere finito il 5 giungo. C'è stata? Pare di no. Se ci fosse stata me la sarei persa. Confido in qualche replica.
Su twitter avevo scritto che, se proprio non il mondo, mi sarei accontentato che finissero il pavimento della camera...
Va ben, lasciamo perdere.
A casa ci siamo riammalati. Forte no?
A gennaio, nel pieno della grande pestilenza, mi ripetevo come un mantra:”Ha da arrivà l'aprile, ha da arrivà l'aprile” (si tra me e me parlo strano).
Da febbraio a giugno non ci siamo persi un giorno, dico uno, di asilo nido. Poi sabato scorso ho ceduto. Venerdì avevo la replica dello spettacolo dei “miei ragazzi” e già non stavo benissimo. La notte la febbre è salita. Era un messaggio di Dio. Ne sono certo. Diceva “Sei stato bravo quest'anno, Gae, meriti un premio: potrai saltare la recita dell'asilo e startene comodo comodo a casa a recuperare dvd impolverati che hai in attesa da mesi e goderti il tappone dolomitico al Giro d'Italia”. E così abbiamo fatto. Gemelli dai nonni, Marichan alla recita con Silver.
C'era anche il valore aggiunto: lo spettacolo dei genitori. Avevo deciso di non partecipare per motivi logistici (abitiamo ancora lontano). I momenti più alti, riferiti da Silver,sono stati un rutto (quando il lupo di cappuccetto mangia la nonna) e la citazione dei Fichi d'India (tichitì). Cosa posso dire per esprimere il rammarico del non esserci stato? Gran tappa, quella dello Stelvio.

Si, è parecchio antipatico e snob criticare senza avere mosso un dito. Non fatelo, bambini.
Ma oggi mi prende così. Poi da lunedì sono malati tutti i bimbi. Tutti. Mi concederete mezzo minuto di acidità premestruale.
Si sono presi un virus che si chiama “Mani Bocca Piedi” o “Punta-tacco, punta-tacco”. O forse era “Sasso carta forbice”.
Non ricordo.
Comunque si sono riempiti di pustole che manco la peste delle 12 piaghe d'Egitto.
Ora pare ce l'abbia anche Silver. Non ci facciamo mancare nulla.

lunedì 4 giugno 2012

Staccatissimo Me


Grazie all'intervista su Radio Capital di qualche settimana fa ho conosciuto “La staccata” aka Luana, comicissima blogger romana che ha avuto la brillante idea di coinvolgermi in questa iniziativa (eh si, nessuno è perfetto).
A proposito, il podcast non l'hanno più messo, poi. Ho anche chiesto... si saran dimenticati. Pace. In fondo non era sto granchè. Quella di Stacky si, era molto divertente (infatti il podcast l'hanno messo). Gli amici leghisti possono anche dire che lei è romana, per forza il suo si ed il tuo no, teroni de merda. L'ha sentita mamma, dai, è stato un bel colpo di fortuna.

Comunque: dovrei fare da padrino (ma cu motto rispetto e riverenza, baciamo le mani) alla versione maschile del contest. Chi meglio di me, che sono il padre sconnesso per eccellenza (ma si, masturbiamo il nostro ego).
Staccato, però, non ha accezione elettrica bensì stilistica. Staccato è padre senza tacchi contrapposto a Taccato, il padre con il tacco 12. Cosa sono io?
Vediamo se indovinate?
Dite che non i tacchi non mi ci vedete? No, in effetti no. Ho due polpacci che sono un incrocio tra “la Cosa” dei Fantastici 4 e Franco Baresi. Perfino Mrs Doubtfire confrontata a me con i tacchi potrebbe sembrare Mila Kunis.
 Sono uno sciattone, diciamolo. Mi piace sedermi scomposto, mettermi le dita nel naso, grattarmi il culo. Di solito quando sono da solo ma non si sa mai.
Fosse per me sarei sempre in spadrillas, t-shirt e bermudoni. Non potendo mi appoggio alle più cordiali polo. Qualche volta camicia, raro però.
Scarpe: polacchine o sandali, a seconda della stagione. 
Le uniche scarpe da cerimonia che ho sono quelle del mio matrimonio. Mi fanno le vesciche ancora prima di indossarle, basta togliere il coperchio alla scatola. Agli ultimi due matrimoni, per prevenire, ho indossato due paia di calzini, come con gli scarponi da montagna. Uno in tinta col vestito (se mi metto so' schicchettone, aho!). Sotto quelli di spugna. Un po' la scritta diadora si vedeva in trasparenza. Ma quasi nulla.

Ma il vero omologo maschile del tacco 12 cos'è, signore e signori?
Esatto! La cravatta!
E i padri con la cravatta esistono eccome. Sono dei miti: sempre sbarbati, sempre pettinati, mai sudati. Ma come cazzo fanno?
Io li ammiro profondamente; come riescono a rotolarsi per terra, a cambiare il pannolino, a riassettare casa, a tirare calci al pallone, a fare le bolle di sapone, a pedalare in bici con il seggiolino antero-posteriore, senza sgualcire minimamente la camicia?
Chi hanno a stirargliele, tutte quelle meraviglose Dino Erre? Ditemi il vostro segreto, padri, ditemelo, vi prego.
A me solo l'idea di alzarmi prima per radermi fa imperlare la fronte. Io cambio modello di lametta da barba ogni volta. Di solito quella precedente è uscita di produzione nel frattempo.
Ma il nodo della cravatta, poi: singolo, doppio, alla marinara, girato sotto, giapponese, vintage... ahhhhh! Non lo so fare. Mi viene sempre l'asola tipo quella delle scarpe.
A 38 anni, quell rare volte che la metto (tipo ai matrimoni), devo passare da papà per farmela annodare. Se ho occasioni ravvicinate me la tolgo senza sciglierla e ottimizzo lo sforzo la volta successiva. Si, mi vergono un po'.

Ed il bello che in giacca e cravatta sto pure bene. Sembro anche un tot più magro.
Dovevo fare l'avvocato. Avrei guadagnato di più e pagato meno di dietologo.
In sostanza, non credo di poter dire di essere “staccato” a causa dei figli. Diciamo che i miei figli si sono scelti un padre già arruffato per infliggergli meno turbamenti nel vedersi pingue, sciatto e approssimato. L'unica cosa che farei molto di più, potendo, è lo sport. Non sono mai stato un superatleta però, prima di andare e moltiplicarmi, un paio di volte a settimana mi dedicavo a correre, nuotare e pedalare. Ora in cima alle scale tengo un pallone ambu, per ogni evenienza.

A proposito di vestiti a festa e cravatte

venerdì 1 giugno 2012

Praticamente perfetta sotto ogni punto di vista


Perchè fai tutto meglio di chiunque altro, me compreso
Perchè non sei mai stanca finchè non hai finito
Perchè mi hai insegnato che con un po' di organizzazione si fa meno fatica
Perchè dici sempre prima tu e mai io
Perchè per gli amici andresti nel fuoco
Perchè non cerchi il compiacimento a tutti i costi
Perchè sai dire anche le cose meno belle
Perchè essere rispettati è meglio che risultare simpatici
Perchè se ti chiedono un dito dai loro un braccio
Perchè, tutto sommato, si può stirare anche dopo
Perchè insieme siamo due pazzi
Perchè addormentarsi accanto è ancora così bello
Perchè, ci fanno impazzire, ma li abbiamo fatti così stupendi
Perchè sono nati dall'amore
Perchè sembra ieri ed invece..
Perchè oggi è il tuo compleanno
E tante altre cose... che dirò soltanto a te.
Auguri Silver

sono io oppure sei tu la donna che ha lottato tanto
perché il brillare naturale dei suoi occhi
non lo scambiassero per pianto
e invece io lo vedi da te, arrivo sempre l'indomani
e ti busso alla porta ancora e poi ti cerco con le mani
sono io, lo vedi da te, mi riconosci, lo vedi da te  (I.Fossati - La Canzone Popolare)