mercoledì 28 novembre 2012

Dieci motivi che fanno di me un chitarrista di merda

Mi immagino sempre di fare una lista.
Sul web vanno forte, fanno figo. Io le leggo volentieri.
Ho anche una discreta capacità di memorizzarle involontariamente.
Forse non l'ho mai detto ma credo che la mia migliore qualità sia la memoria. Non ho detto che ho una memoria formidabile, ho detto che è la mia migliore qualità.
Però, se mi lasciate un attimo di autocelebrazione, devo dire che non ho mai perso una partita a memory in vita mia.
È anche vero che sono circondato da gente con la memoria a breve termine che.. ecco, di cosa si parlava?
Ah! Si, parlavo di liste.
Ecco, non le so fare.
Vedete?
Con un titolo così si dovrebbe partire a raffica: 1, 2, 3,
Invece io no. Mi perdo.
Questo è il primo motivo che fa di me un chitarrista di merda. Mi perdo. Nel tragitto che va dal salotto al sottoscala dove ho le chitarre (un paio di metri) trovo almeno 4 cause di distrazione: il bicchiere lasciato la sera prima da riporre nell'acquaio, il giornale da leggere, un sms che arriva, il pc acceso. Poi mi dimentico della chitarra (dicevo appunto che non trattavasi di grande memoria).

Poi non ho il cervello matematico. Lo sapete, vero, che ogni buon musicista ha un cervello matematico? La musica è matematica: toni, semitoni, intervalli. Ad analizzarla è una palla che non vi dico. Come la trigonometria, l'algebra (cazzo, saran vent'anni che non pronuncio 'sta parola).
La poesia nella musica è tutt'altro che scontata. Infatti un buon musicista jazz di solito è apprezzato da chi capisce cosa sta facendo ma non da chi lo ascolta e basta.
Chi riesce a coniugare la matematica con la poesia, elaborando melodie che "entrano" è un grande artista. Poi si sa, a fare 2 + 2 sono buoni tutti. Accendete la radio e ne avrete un esempio.
Io un po' ho in testa qualcosa che suona bene, anche voi ce l'avete, provate a inventarvi un jingle. Ma non riesco a tradurlo in codice binario. Per cui resta nella mia testa.

Poi sono pigro. La musica richiede sacrifici. Prendete mio fratello: è un bravissimo chitarrista blues/jazz autodidatta (insegna matematica, baideuei!). Suona tutti i giorni. Da ragazzo aveva sempre la chitarra in mano.
Io non ce la faccio, solo l'idea di accordarla mi deprime. Poi se non ho un obiettivo nemmeno mi metto, mi stanco e basta. Se ho un concerto sono una macchina da guerra. Sennò faccio zapping, piuttosto.

L'ultimo motivo è mia madre.
Nella cultura in cui sono cresciuto non c'è spazio per i fronzoli.
Faccio un esempio: c'è un contadino vicino ai miei nonni, che "tira le ossa" (ti aggiusta le slogature). Una volta mi ero fatto male e mio padre mi ci ha portato. "ah, ti alora te studi?" Mi chiese "Cossa serve, coi libri miga che cresse el sorgo". 
Tanto per dirvi. Un tipo, qualche anno più di me, che suonava la batteria (no, dico, la batteria) veniva chiamato dai vecchi Beethoven, in senso di scherno.
Mia madre era uguale. Ogni volta che sentiva un plin plin dal piano di sopra si metteva ad urlare: "Se non te ghe gnente da fare, vien xò a far forète!"
Capito? Potrei essere lo Steve Vai berico. Invece so fare le federe con la macchina da cucire.
Vi lascio
Come dite? Non sono dieci motivi?
Beh, ve l'avevo detto che non sono bravo con le liste

lunedì 26 novembre 2012

Lo conosso mi, cheo lì

Trattasi di tipica frase veneta per darsi un tono, per segnalare al mondo che, in qualche modo, si conosce gente importante. 

Riflettevo in questi giorni che si è tornati dopo un bel po' a parlare di politica. Non si faceva più da che Mister B si è dimesso. 
O forse, più semplicemente, mi ero stancato di starci dietro io. Non so. 
Fatto sta che nelle ultime settimane mi sono rimesso di buzzo buono, oltre che a suonare come si deve (ma lo sapete che ho scoperto dopo circa 25 anni che ho iniziato a suonare la chitarra, che la qualità del plettro fa la differenza?)  a seguire i dibattiti tv. 
Un po' mi è toccato; mia suocera è da sempre un pasionaria di sinistra. 
"Puoi  tenerci i piccoli stasera?
"No, c'è Renzi a Vicenza"
"Aiuteresti El Gae a mettere a letto i bimbi che c'ho la riunione a scuola?"
"No! Devo andare a vedere la Moretti alle Acli". 
E così via...
Così, per non sentirsi esclusi ci siamo rimessi a guardarci sporadicamente Ballarò, Otto e mezzo, Santoro, Piazza Pulita...
Bellina la Moretti, vero?Era rappresentante d'istituto al mio liceo... è anche brava. Però fateci caso a quante volte vi dicono per prima cosa che è bella    
Dobbiamo ancora mangiarne, di pane duro...
Poi, una sera, la notizia....
Umberto Ambrosoli si candida in Lombardia.
Sentirlo parlare è stato un flash: legalità, partecipazione, bene comune... da quanto tempo non si sentivano?
Lo conosco personalmente, io, il Beto!
Faccio parte di un gruppetto che si chiama GDP (Gruppo di discussione politica) che tutti chiamano Cheghebe (KGB) perchè non ci troviamo mai ufficialmente, siamo in 5 e, nonostante la professata non appartenenza, tutti pensano che siamo comunisti della prima ora.
Tre anni fa abbiamo organizzato una serato dove Umberto Ambrosoli presentava il libro sulla storia di suo padre: "Qualunque cosa succeda"
Ci siamo fatti S.Donà di Piave, Dueville in macchina. Si è parlato di lavoro, di viaggi, di figli (Il mio "socio" ne ha due, io ne avevo una e due in arrivo ma questo era un segreto, Ambrosoli tre).
Non c'è che dire, una persona con delle qualità notevoli, con una caratura superiore alla media ed un umorismo sornione veramente irresistibile. 
Serata stupenda, teatro pieno.
Poi lo abbiamo portato in un locale radical chic di quelli che ti servono formaggi e affettati a km zero. Stavano chiudendo e abbiamo implorato il gestore di farci sedere, di darci comunque qualcosa. Eravamo con Ambrosoli, perdio.
"Quello del miele?" disse il locandiere cadendo nel più classico dei luoghi comuni.
Fatalità su raitre stavano mandando proprio un'intervista ad Umberto Ambrosoli. È stata il nostro cavallo di Troia.
A fine cena, il gestore, un po' imbarazzato, si è avvicinato ed ha detto ad Umberto: "Mi piacerebbe che ti ricordassi di questo posto ma purtroppo  non saprei come fare... accetteresti questa?"
Era una maglia con scritto "Meno internet e più cabernet"
Il giorno dopo sulla sua pagina facebook Umberto Ambrosoli ringraziava nella sua nuova maglietta gli amici di Dueville.
Certamente non ha bisogno del mio endorsement. Non si ricorderà neppure di me, se non vagamente.
Però, ieri, mentre mettevo la mia crocetta, pensavo che mi spiace non poter votare per lui, perchè nelle parole che adesso pronuncia c'è un po' di speranza per il futuro e credo che troppo poco siamo abituati a pensare alla politica come a questo, al futuro.
Gli faccio un umile, spassionato, in bocca al lupo:

venerdì 23 novembre 2012

Di Nichia!

Vi ricordate lo schetch (come si scrive schetc) di Natalino Balasso dove definiva il genere di film che lui interpretava "Di Nichia" con un pesantissimo accento veneto?
Ecco, tutti dicono che io assomiglio a Natalino Balasso.
Così, ad occhio e croce io sono più alto.
Forse anche un po' più bello, secondo i canoni dela bellezza occidentali (e quali sono? Boh! Faceva figo dire così)
Inoltre, cosa ben più importante, il mio accento è fortemente vicentino e non fortemente rodigino. 
Comunque, io Balasso lo stimo molto e mi sento anch'io "Di Nichia".
Così non potevo non accogliere l'invito ad aderire (in realtà ho chiesto io di aderire ma se sei di nicchia un po' te la devi pur tirare) al Nicchioni Club ideato da La Lu di La in mezzo al mar..
Nonostante la mia incredibile predisposizione per gli errori grammaticali mi hanno accettato...
Un passo importante verso l'integrazione...

Grazie Luci


giovedì 22 novembre 2012

21-11-2012

Questa data non vi fa nessun effetto?
Secondo chi interpreta i Maya manca un mese alla fine del mondo. Sarebbe stato ieri, ma non c'ho avuto tempo.

Devo dire che questa cosa della fine del mondo mi pare si sia parecchio attenuata. Un anno fa se ne parlava molto di più, ora basta. Infatti non conosco nessuno che si sia messo a vivere come se tutto finisse tra un mese.

Va tutto un po' lentamente a puttane, questo si!
E allora tutti a cercare di far sentire la propria voce, a manifestare contro i tagli al sociale, contro i contratti di lavoro capestro, contro  i privilegi della casta, contro la Guerra in Palestina.
Ci sarebbe così tanta gente che si sbatte se il mondo finisse davvero il 21/12?
Qualcuno potrebbe dire di si, l'uomo non è un animale che fugge o che si mette al riparo. Pensiamo alla Shoah, ad esempio; in quanti sapevano che i nazisti sarebbero arrivati e sono stati lì, ad aspettare di venire deportati?

Ma io preferisco pensare che il calendario Maya si sia concluso quel giorno perchè il signor Frate Mayndovino aveva finito la carta e che il 22/12 saremo ancora qui a mandar giù bocconi amari e a stringere le chiappe.

Però, giocandoci un po'. Se fosse l'ultimo mese di vita?

Lo sapete, sarà che in fondo in fondo non ci credo ai maya, ma a me non viene da cambiare proprio nulla. Credo che semplicemente me ne fotterei delle scadenze. Per il resto penso di poter dire che morirei felice.



lunedì 19 novembre 2012

Farsi le corna

E' cominciato tutto un annetto e mezzo fa; eravamo seduti sul divano e così, a bruciapelo, ho chiesto a Silver: "Tesoro, c'è qualcosa che non hai il coraggio di dirmi? Perchè da qualche giorno mi stanno crescendo le corna!"
Lei, a mezzo sorriso (adorabile mezzo sorriso, aggiungerei) mette la sua mano dov'era anche la mia e sentenzia: "Cisti"
"Bon! Cazzo! E ora che faccio?"
"Niente, le lasci lì e vediamo cosa succede"
A me il discorso delle cisti ha sempre fatto schifo ed impressione, anche il nome, mi fa senso. Mio padre e le mie zie sue sorelle sono stati tutti cistectomizzati (non so se è un termine che esiste, era per darmi un tono) al cuoio cappelluto. Ricordo mio padre, tanti anni fa, che tornò a casa con un bellissimo berretto bianco della Marlboro con il frontino. Sembrava Alan Prost. Serviva a nascondere tre grossi cerotti appiccicati alla testa rasata a pois: cisti.
In questo anno e mezzo, pur continuando ad essere abbastanza sicuro della fedeltà di Silver (fateci pure dell'ironia, ma vi assicuro che è così, ci metto "abbastanza" solo per non sputare troppo in alto), le corna hanno continuato a crescere. Una più dell'altra, a dire il vero.
Così, siccome quelle tre volte l'anno che mi vado a tagliare i capelli tendo a farli accorciare parecchio e iniziava a fare capolino e, poichè quando mi sposto in vespa devo indossare il casco e, avendo io un capoccione tanto, che c'è solo una marca che fa la misura che mi va bene, meglio andarla a togliere che sennò non riesco neppure più a chiudere il cinturino (vi è piaciuto l'ultimo periodo pieno zeppo di parentetiche? Spero che nell'aldilà ci sia qualche entità che costringa Cicerone a tradurre in latino l'ultimo paragrafo, tiè!)

Ma l'intevento, di per sè, è stato una stupidaggine. Anche chiamarlo intervento è un'esagerazione.
Mi concede però una giornata libera.
L'ultima è stata in giugno, quando mi sono malato. E prima in febbraio, che anche lì avevo la febbre.
Per "giornata libera" intendo senza lavoro e senza figli. 
E sapete qual'è il colmo? Mi sento in colpa.
Allora mi passa tutta la voglia di scherzare e penso che c'è qualcosa che non va se mi sento in colpa per rimanere a casa per un motivo valido, ci resto un solo giorno e poi, per mesi, non succederà più.
Dico sempre, e ne sono convinto più che mai, che sapersi annoiare è un'arte sottile.
Ci vuole una gran classe pr sapersi annoiare come si deve. Intanto bisogna partire dal presupposto che c'è qualcosa che è rimasto da fare (le cose da fare non finiscono davvero mai) e tu te la vivi bene comunque. Devi essere anche in grado di non oltrepassare il limite del fancazzismo patologico, anche. Poi bisogna starci bene nella noia, non va confusa con la depressione. Quando non stai facendo nulla rischi di iniziare a pensare ed è lì che scopri chi sei, dentro quel vuoto lì.
Conosco troppe persone che sono ciò che fanno e non si fermano mai.
Invece io oggi mi dedico un verbo: Sostare
Che però, per me, si legge So-stare*!

*non è farina del mio sacco, questa doppia lettura, non ricordo con precisione da dove arrivi, l'ho fatta mia diverso tempo fa. Ringrazio Marco V. che me l'ha fatta conoscere.

venerdì 16 novembre 2012

Sostiene Faber

"La chitarra è come una donna: se la trascuri te la farà pagare"

È una frase che ho letto tantissimo tempo fa in un libretto di un cd di Fabrizio De Andrè. O forse in uno di quei libretti che si trovano dentro al cofanetto "libro + VHS" che poi ti filavi solo il VHS ed il libretto lo leggevi solo se ti scappava di andare in bagno e non eri passato in biblioteca di recente per cui andava bene anche quello.

È una frase che mi torna in mente spesso. O meglio, se prendessi in mano spesso la chitarra forse non mi tornerebbe in mente spesso. Va, ben, è un paradosso. Diciamo che ogni volta che metto le mani alle corde sento il vecchio Faber che me lo dice.

Però è un mesetto che suono con una certa regolarità. Alla sera, dopo che i bimbi sono andati a letto. Silver si sfonda di formazione online ed io mi ritiro nella stanzetta vicino al garage. Con il solito gruppo di vecchi rocker della provincia si sta cercando di metter su una serata su De Andrè. Non potevo mancare. Sarebbe come saltare messa per un cattolico, ma con molti più sensi di colpa.
Così mi sono messo ed una sera ho cambiato 20 corde: 12 della chitarra folk, 6 dell'acustica, 8 del bouzouki. E giù, a strummare in allegria.

Non conosco miglior toccasana per l'animo, dico la verità. Saranno le poesie inarrivabili o le musiche così ben curate. Sarà che da troppo tempo non mi mettevo a lavorare musicalmente a qualcosa di un po' strutturato, alla responsabilità che si ha di far funzionare un pezzo non solo per me ma anche per chi suona con me. 

Certo le articolazioni sono rigidotte: alcuni lick non c'è verso che vengano al primo colpo. Arpeggiare e cantare richiede una certa consuetudine che ormai è passata da un po'.
Aprire la mano e raggiungere proprio quel "tasto lì" non è più semplice come una volta.
Le cosciotte pienotte non permettono più al bouzouki di essere tenuto nella giusta posizione e quella dannata cassa ovale ha proprio la curvatura della mia panza. Solo dall'altra parte. Per cui non vanno d'accordo, non c'è verso di tenerle appoggiate l'una all'altra.

Ma ci stiamo lavorando. Così, se vedete passare un'auto grigia con sotto Creuza de Ma a tutto volume o un folle barbuto che canticchia Il suonatore Jones, quello sono io.

Il terzo sabato di gennaio si va in scena, praticamente senza provare (due o tre prove al massimo che per De Andrè è come non provare nemmeno).
Probabilmente nulla sarà degno di essere messo su youtube.
Lì, un cuore felice, non si riesce a renderlo. 

ps: lunedì mi operano... se non muoio sotto i ferri vi racconterò tutto. Sennò sappiate che vi ho amato. 
(nulla di serio, non c'è da preoccuparsi e non è neppure una vera operazione; è solo per tirarsela un po') 

martedì 13 novembre 2012

Unicum


Quei pochi autolesionisti che leggono costantemente o abbastanza spesso il blog si saranno accorti che ho tre figli tutti piuttosto piccoli. Lo dico perchè, alla pari, mi trovo a leggere dei blog dove genitori che ne hanno uno si lamentano tanto uguale. E non c'è nessuna implicazione spocchiosa in questa mi affermazione. Sono convinto che, a volte, sia più difficile gestire una sola belva che un piccolo branco.
Nonostante ciò vi diffido dall'usare in mia presenza (e credo alla presenza di tutti i trigenitori o dei genitori gemellari) la frase che per meglio entrare nel contesto scriverò in dialetto veneto: “Ah, caro! Te savessi quanto che tribolo de più mi co' uno”.

Ma non voglio andare fuori tema. Ah, già, non ho ancora detto il tema.
No no, dicevo (scusate sono reduce da una formazione in cui il docente continuava a cambiare discorso, lasciare frasi a metà ed aprire parentetiche senza poi chiuderle per riprendere sempre con un “no no, perchè...”
Cioè: da un lato mi lamento, dall'altro mi rendo conto che averne tre tutti vicine di età sta iniziando a dimostrare i suoi vantaggi. Ieri, ad esempio sono tornato dal lavoro alle 20 e, per la prima volta non ho trovato Silver esaurita nella gestione della Triplice Alleanza. “Sono stati bravissimi: finchè preparavo la cena hanno giocato tra di loro a costruire la casetta con i cuscini del divano”. Impensabile, fino a poche settimane fa.
Si vede proprio che iniziano a collaborare per periodi significativi: anche per 10-15 minuti...
Poi si menano senza pietà o iniziano a saltare selvaggiamente in equilibrio sul bracciolo del divano, o arrampicarsi sul mobile del soggiorno, aprire le porticine e svuotare i pensili. L'altra sera Pietro mi ha portato amorevolmente la bottiglia di Vecchia Romagna che ho lì solo per quando viene mio padre a bere il caffè. Mio nonno Bepi sarebbe fiero di lui: per quanto mi volesse un bene della madonna non ha mai mandato giù il fatto che fossi praticamente astemio (a casa mia “aqua e vin” si bevevano appena smesso il biberon di latte)

Chi ha un solo figlio, invece, è probabilmente sempre più impegnato a “fare compagnia” al pargolo (credo, dite la vostra senza problemi).
Ricordo che, da piccolo, i figli unici erano rari e le persone ne parlavano sempre come se fosse una malattia. Credo che influisse molto anche la sociologia veneta e contadina: tutto quello che è diverso spaventa, i figli unici sono rari quindi diversi, i figli unici forse non spaventano ma i loro genitori sono da guardare con sospetto.
E tematiche legate all'infertilità non erano mai scevre da implicazioni teo-colpevolizzanti.
(l'uso del tempo passato è, in realtà, retorico perchè recentemente una giovane mamma mi ha freddato con la cazzata solenne che: “Se Dio o la Natura ha deciso che non puoi avere figli forse un motivo c'è”)
Stesso effetto facevano i figli di genitori divorziati; in paese addirittura non ce n'erano. Però alle medie, fatte a Vicenza, dai preti, ce n'erano un sacco. Dicevano che era un modo di tutelare i figli dei divorziati metterli in una scuola che poteva garantire una maggiore tutela. Non ho mai capito tutela rispetto a cosa, ma se si erano posti il problema forse un motivo c'era.
È proprio strana la società: in un era in cui non si usava integrare le fragilità vere, si andava in cerca di crearsene ad hoc.
Fortunatamente queste cose si sono risolte: non si guarda più strano un figlio unico, un figlio di divorziati, un mancino, un ateo.
C'è di che sperare che possano avere la stessa sorte anche tutti gli altri: le persone con disabilità, i gay, i figli dei gay, le persone con la pelle scura, con un accento diverso o con le mamme coperte da capo a piedi.
È un augurio che faccio
Ai miei figli, soprattutto.

giovedì 8 novembre 2012

Chi ha intervistato PiterPan ? (reloaded)

(qualcuno mi ha segnalato problemi nel visualizzare l'ultimo post, lo ripubblico sperando in miglior sorte)
 
Oggi mi cimento in un esercizio mai provato prima.
Come tutti gli sportivi sanno, qualsiasi sia il loro livello di pratica, le prove senza un po' di pratica sono sempre un disastro.
Nonostante ciò, essendo ormai definitivamente un ex sportivo, mi cimento comunque nella delicata arte dell'intervista chiedendo clemenza all'intervistato e ai lettori.
Lo faccio perchè ci sono delle storie che fanno emozionare e commuovere, fanno il pieno di speranza e meritano di essere conosciute.
Per questo oggi qui, ospite dell'incasinatissimo salotto di questo blog scalcinato c'è Stefano Pieropan aka Stefano Piter, autore di “A Spasso con la multipla” e dell'omonimo spettacolo che Silver ed io, grazie ai soliti nonni, siamo riusciti a vedere in occasione della prima assoluta il 5 ottobre scorso.
Due ore sul filo affilatissimo dell'emozione tra letture, poesie e musica rock. 

 

Dunque, Stefano, come farebbero tutti gli intervistatori bravi: hai voglia di presentarti?
Ciao a tutti!!
Sono Stefano..ma tutti ormai mi chiamano Piter...
Ragazzo di 28 anni di Schio, con tanta tanta voglia di vivere e di sentirsi vivo, nonostante tutto!
Da 5 anni convivo con la Sclerosi Multipla.. o Stronza come la chiamo io!!
Lavoro come operatore presso una cooperativa sociale, a Schio (Vicenza).
Gioco e alleno: calcio o, come dico io, a giocare a pallone e a divertirsi!!


Com'è nata l'idea del libro? Hai scritto e spedito il manoscritto a 500 case editrici? Ti hanno cercato loro?
Scrivo ormai da anni.
Poesie o qualcosa del genere, ma le ho sempre ritenute molto personali..
Un anno e mezzo fa - è partito tutto da uno sfogo su uno scottex perchè in quel momento carta non ne avevo!.....
Ho iniziato a ripercorrere la mia esperienza di vita con la malattia su consiglio di una mia amica psicologa, per riaffrontare e iniziare ad accettare la malattia, con un mezzo personale e liberatorio.
La cosa sconvolgente è che mi ricordavo segno per segno tutto quello che era successo.
Fatti e persone che mi sono state a fianco in quei momenti, non le dimenticherò mai.
All'inizio dell'anno “grazie” ad una ricaduta della malattia ho continuato a scrivere e sistemare il testo, fino all'incontro fondamentale con l'attore Mario Palmieri grazie all'amica scrittrice Barbara Berengo.
Mario ha accolto le mie parole e ha visto il messaggio che volevo mandare con il mio scritto.
Mi ha aiutato a farlo sbocciare definitivamente facendolo pubblicare presso la casa editrice Edizioni Progetto Cultura di Roma. È uscito a fine luglio.


Nel libro parli tantissimo della musica che fa da sfondo alla tua vita. Ma non citi neppure un titolo. Se dovessero trarne un film e ti chiamassero come consulente, che titoli o che autori sceglieresti?
Nel testo cito gli Ac/Dc e i Clash..che mi hanno accompagnato e spesso mi accompagnano durante le giornate belle o brutte che siano.
Soprattutto Rock!!
Ce ne sarebbero tanti e tante canzoni.....
Mentre scrivevo (scrivo sempre con colonna sonora del buon rock) ho ascoltato spesso e volentieri la colonna sonora del film "In to the wild"... mi ci sono quasi immedesimato!!!
Chi lo ha visto capirà!!
(Ieri sera mi sono rivisto In to the wild ed ho pensato proprio a questa risposta, ndr)

Già che ci siamo ti chiedo come hai scelto le musiche dello spettacolo? Io, che mi vanto di conoscere quasi tutta la musica del mondo, sono uscito dalla sala demolito nell'autostima, non ne conoscevo manco una... a parte “What a Wonderful World”. Dimmi i titoli va, che la prossima volta mi faccio trovare preparato.
Le ho scelte grazie ai ragazzi-musicisti, che fin dall'inizio si son lasciati coinvolgere, e alla loro conoscenza e capacità di abbinare musica rock, e testi che potessero essere collegatI al filo del libro.
Sono gruppi poco conosciuti; gli accompagnamenti delle parti poetiche narrate durante lo spettacolo sono creati dagli stessi musicisti.

Il libro è un atto di coraggio che personalmente ammiro tantissimo, significa mettere la propria esperienza personale a disposizione del mondo. È cambiato qualche cosa dopo la pubblicazione del libro?
Mi sono accorto di tutto quando mi sono trovato sul palco durante lo spettacolo!!
Tutta quella gente!! In quell'istante mi sono reso conto cos'era successo in questi mesi!
Ora sono bombardato da proposte, da messaggi di ringraziamento.
Ogni giorno mi ripeto che deve essere solo l'inizio del cammino... solo una tappa,

Nel libro chiami la Sclerosi Multipla “La Stronza” facendo riferimento all'esperienza di Stefano Borgonovo. Poi ironizzi molto sulle “formichine” quasi fossero delle compagne di viaggio. Se dovessi definirle ora...
Sono sempre compagne del cammino..ogni tanto si faranno sentire..
Più di tanto non posso farci... ma non mi fermo continuo a camminare anche con loro.
E ogni tanto sembrano esser loro stufe di camminare!


Pensando a Borgonovo mi viene in mente un'altra questione delicata: che effetto ti fa il bla bla bla televisivo ogni volta che si parla di persone affette da SLA o da altre patologie invalidanti, testamento biologico o altre qestioni così importanti?

Più se ne parla meglio è!!!!..Dipende sempre da come!!
Sono realtà sommerse!!!!
Il messaggio del libro è proprio quello di far emergere queste esperienze.
Di parlare di queste Stronze a cui ancora non sappiamo dare (e non sanno darci) risposte!!!
Di far vedere che nonostante tutto siamo vivi e possiamo vivere la nostra vita!!

Progetti futuri?
VI INVITO TUTTI AL PROSSIMO SPETTACOLO-PRESENTAZIONE!!
A SPASSO CON...LA MULTIPLA!!
IL 16 DICEMBRE ORE 21
A BASSANO, TEATRO REMONDINI NON MANCATE!!!
Altre serate nell'anno nuovo... città venete e non solo!!
Incontri nelle scuole... con il gruppo di “Ragazzi Sclerati” AISM... “Barcollo ma non mollo”
E altre chicche che non posso svelare ora.


Bene Per chi è in zona consiglio vivamente di andare a vedersi lo spettacolo, se vi capita l'occasione...
Grazie Stefano per essere stato con noi ed aver portato un po' di serietà, entusiasmo e voglia di lanciare il cuore oltre l'ostacolo in questo blog cazzaro... buona fortuna.
GRAZIE e... andiamo oltre



Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento”.
(F. De Gregori – La leva calcistica del '68)

Chi ha intervistato PiterPan?


Se non riuscite a visualizzare provate a cliccare qui 

Oggi mi cimento in un esercizio mai provato prima.
Come tutti gli sportivi sanno, qualsiasi sia il loro livello di pratica, le prove senza un po' di pratica sono sempre un disastro.
Nonostante ciò, essendo ormai definitivamente un ex sportivo, mi cimento comunque nella delicata arte dell'intervista chiedendo clemenza all'intervistato e ai lettori.
Lo faccio perchè ci sono delle storie che fanno emozionare e commuovere, fanno il pieno di speranza e meritano di essere conosciute.
Per questo oggi qui, ospite dell'incasinatissimo salotto di questo blog scalcinato c'è Stefano Pieropan aka Stefano Piter, autore di “A Spasso con la multipla” e dell'omonimo spettacolo che Silver ed io, grazie ai soliti nonni, siamo riusciti a vedere in occasione della prima assoluta il 5 ottobre scorso.
Due ore sul filo affilatissimo dell'emozione tra letture, poesie e musica rock. 

 

Dunque, Stefano, come farebbero tutti gli intervistatori bravi: hai voglia di presentarti?
Ciao a tutti!!
Sono Stefano..ma tutti ormai mi chiamano Piter...
Ragazzo di 28 anni di Schio, con tanta tanta voglia di vivere e di sentirsi vivo, nonostante tutto!
Da 5 anni convivo con la Sclerosi Multipla.. o Stronza come la chiamo io!!
Lavoro come operatore presso una cooperativa sociale, a Schio (Vicenza).
Gioco e alleno: calcio o, come dico io, a giocare a pallone e a divertirsi!!


Com'è nata l'idea del libro? Hai scritto e spedito il manoscritto a 500 case editrici? Ti hanno cercato loro?
Scrivo ormai da anni.
Poesie o qualcosa del genere, ma le ho sempre ritenute molto personali..
Un anno e mezzo fa - è partito tutto da uno sfogo su uno scottex perchè in quel momento carta non ne avevo!.....
Ho iniziato a ripercorrere la mia esperienza di vita con la malattia su consiglio di una mia amica psicologa, per riaffrontare e iniziare ad accettare la malattia, con un mezzo personale e liberatorio.
La cosa sconvolgente è che mi ricordavo segno per segno tutto quello che era successo.
Fatti e persone che mi sono state a fianco in quei momenti, non le dimenticherò mai.
All'inizio dell'anno “grazie” ad una ricaduta della malattia ho continuato a scrivere e sistemare il testo, fino all'incontro fondamentale con l'attore Mario Palmieri grazie all'amica scrittrice Barbara Berengo.
Mario ha accolto le mie parole e ha visto il messaggio che volevo mandare con il mio scritto.
Mi ha aiutato a farlo sbocciare definitivamente facendolo pubblicare presso la casa editrice Edizioni Progetto Cultura di Roma. È uscito a fine luglio.


Nel libro parli tantissimo della musica che fa da sfondo alla tua vita. Ma non citi neppure un titolo. Se dovessero trarne un film e ti chiamassero come consulente, che titoli o che autori sceglieresti?
Nel testo cito gli Ac/Dc e i Clash..che mi hanno accompagnato e spesso mi accompagnano durante le giornate belle o brutte che siano.
Soprattutto Rock!!
Ce ne sarebbero tanti e tante canzoni.....
Mentre scrivevo (scrivo sempre con colonna sonora del buon rock) ho ascoltato spesso e volentieri la colonna sonora del film "In to the wild"... mi ci sono quasi immedesimato!!!
Chi lo ha visto capirà!!
(Ieri sera mi sono rivisto In to the wild ed ho pensato proprio a questa risposta, ndr)

Già che ci siamo ti chiedo come hai scelto le musiche dello spettacolo? Io, che mi vanto di conoscere quasi tutta la musica del mondo, sono uscito dalla sala demolito nell'autostima, non ne conoscevo manco una... a parte “What a Wonderful World”. Dimmi i titoli va, che la prossima volta mi faccio trovare preparato.
Le ho scelte grazie ai ragazzi-musicisti, che fin dall'inizio si son lasciati coinvolgere, e alla loro conoscenza e capacità di abbinare musica rock, e testi che potessero essere collegatI al filo del libro.
Sono gruppi poco conosciuti; gli accompagnamenti delle parti poetiche narrate durante lo spettacolo sono creati dagli stessi musicisti.

Il libro è un atto di coraggio che personalmente ammiro tantissimo, significa mettere la propria esperienza personale a disposizione del mondo. È cambiato qualche cosa dopo la pubblicazione del libro?
Mi sono accorto di tutto quando mi sono trovato sul palco durante lo spettacolo!!
Tutta quella gente!! In quell'istante mi sono reso conto cos'era successo in questi mesi!
Ora sono bombardato da proposte, da messaggi di ringraziamento.
Ogni giorno mi ripeto che deve essere solo l'inizio del cammino... solo una tappa,

Nel libro chiami la Sclerosi Multipla “La Stronza” facendo riferimento all'esperienza di Stefano Borgonovo. Poi ironizzi molto sulle “formichine” quasi fossero delle compagne di viaggio. Se dovessi definirle ora...
Sono sempre compagne del cammino..ogni tanto si faranno sentire..
Più di tanto non posso farci... ma non mi fermo continuo a camminare anche con loro.
E ogni tanto sembrano esser loro stufe di camminare!


Pensando a Borgonovo mi viene in mente un'altra questione delicata: che effetto ti fa il bla bla bla televisivo ogni volta che si parla di persone affette da SLA o da altre patologie invalidanti, testamento biologico o altre qestioni così importanti?

Più se ne parla meglio è!!!!..Dipende sempre da come!!
Sono realtà sommerse!!!!
Il messaggio del libro è proprio quello di far emergere queste esperienze.
Di parlare di queste Stronze a cui ancora non sappiamo dare (e non sanno darci) risposte!!!
Di far vedere che nonostante tutto siamo vivi e possiamo vivere la nostra vita!!

Progetti futuri?
VI INVITO TUTTI AL PROSSIMO SPETTACOLO-PRESENTAZIONE!!
A SPASSO CON...LA MULTIPLA!!
IL 16 DICEMBRE ORE 21
A BASSANO, TEATRO REMONDINI NON MANCATE!!!
Altre serate nell'anno nuovo... città venete e non solo!!
Incontri nelle scuole... con il gruppo di “Ragazzi Sclerati” AISM... “Barcollo ma non mollo”
E altre chicche che non posso svelare ora.


Bene Per chi è in zona consiglio vivamente di andare a vedersi lo spettacolo, se vi capita l'occasione...
Grazie Stefano per essere stato con noi ed aver portato un po' di serietà, entusiasmo e voglia di lanciare il cuore oltre l'ostacolo in questo blog cazzaro... buona fortuna.
GRAZIE e... andiamo oltre



Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento”.
(F. De Gregori – La leva calcistica del '68)

lunedì 5 novembre 2012

Auswim

Tiene banco in questi giorni, scopro da Repubblica di ieri anche a livello nazionale, la notizia degli allenatori di una squadra di nuoto vicentina accusati di aver rasato per punizione un ragazzino di undici anni prima di una gara che dovevano affrontare in Svizzera.
Riportati più o meno da tutti i giornali, spesso anche nei titoli, non tanto la spiegazione dei fatti in sé (ma ci sono ancora giornali che riportano i fatti?) quanto due particolari: il disegno di una croce lasciata sulla testa del ragazzino e la frase: “Ti abbiamo rasato come gli Ebrei”.
Non voglio esprimere la mia opinione in merito, né a favore della difesa che dice che da sempre nel nuoto agonistico viene fatta un'iniziazione attraverso la rasatura della testa e la croce era solamente un richiamo alla bandiera elvetica, né con l'accusa che dice che si tratta di una punizione eccessiva per una qualche mancanza, con richiami vagamente nazifascisti.
E vorrei anche tralasciare un fatto abbastanza importante: conoscevo personalmente l'allenatore in questione, abbiamo lavorato assieme due anni e, anche se non lo vedo da tantissimo tempo, l'ho sempre considerato uno dei migliori educatori sportivi che io abbia mai incontrato. Gli allievi lo adoravano. Ed era un'enciclopedia vivente di sport. Non l'ho mai visto interessarsi di politica.
Ma lasciamo stare, lo dico per correttezza, perchè si sappia che non sono neutrale su questa vicenda.
Ricordo che parecchi anni fa, quando stava sorgendo l'astro Rosolino, i compagni di squadra più anziani, prima di una gara importante, lo avevano completamente rasato e lui, un po' per vergogna ed un po' per la brutta sensazione di sentirsi l'acqua sulla pelata, nuotava comunque con la cuffia in testa. Ho notato con piacere che proprio quel fatto è stato ricordato da Repubblica.
Ora, dico: mettiamo che sia un rito scaramantico, una iniziazione. Sarebbe sufficiente che mi chiedessero il permesso? Come genitore lascierei rasare mio figlio? In fondo i capelli ricrescono, non gli hanno mica tagliato un dito.
E se lo avessero fatto senza chiedermelo, avrei preso in disparte l'allenatore e gliene avrei dette quattro o avrei mandato avanti l'avvocato?
E se fosse davvero stata una punizione eccessiva? Si questo sarebbe grave davvero e se si dimostrasse che è stato così, ma avvocato o confronto?
E se invece fosse tutta un'esagerazione: esistono davvero genitori pronti a mettere in gioco i propri figli solo per ottenere diosacosa, un indenizzo, un senso di giustizia?
Io sono sempre per il confronto, di mio. Però poi se ti capita di esserci in mezzo non si sa mai come ci si comportebbe. Ma il confronto ti permette di capire, di andare a fondo. Magari di interpretare nel giusto modo una frase antisemita che, però, potrebbe essere semplicemente una battuta pesante e mal riuscita.
E quei giovani atleti? Cosa si porteranno a casa questi ragazzini, come lezione, alla fine di tutta questa storia?
Non cerco polemiche, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

venerdì 2 novembre 2012

Aulin

Ahhh! Ferie, signori! 
Anche Silver. Capita di rado in periodi non canonici. 
Oggi c'è un sole rigenerante dopo le piogge torrenziali dei giorni scorsi. 
Un po' mi viene mal di testa quando le giornate sono così fredde e limpide ed il sole spacca. 
Per fortuna c'è Aulin. 
Si, lo so, è una vaccata colossale chiamare Aulin la festa  delle zucche, ma così la chiamano la maggior parte delle persone over 40, da queste parti. 
Ieri sul campo di fronte a casa sono anche apparsi dei cartelli inquietante, degne delle più truci storie di spettri: "Non Zucche ma santi". E non si sa chi li abbia messi. Mi sono chiuso per bene in casa, ieri, per paura che questo folle potesse fare del male ai bambini. 
Ci pensavo oggi, non fare un cazzo ha evidentemente i suoi lati negativi, se ti lascia il tempo di pensare queste cose, che proprio non capisco questa contrapozione tra Halloween e la festa di Ognissanti (che poi qui la chiamano tutti dei morti, che invece sarebbe oggi, contribuendo ad aumentare la confusione). 
Ma torniamo ai sommi pensieri di oggi.
Illustrerò in pochi sommi motivi il perchè è ora di smetterla di rompere le palle con questa storia delle Zucche Vs Acquasantiere

  1. Halloween è il 31/10, Ognissanti l'1/11. Non c'è sovrapposizione. Forse che Santo Stefano è incompatibile con il Natale?
  2. La festa di Halloween è storicamente precedente all'istituzione di Ognissanti. Qualcuno dice anche che Ognissanti ne è una diretta derivazione (beh, in effetti, ci sta, se ci pensate bene, trattasi pur sempre di spiriti e anime)
  3. Questa storia ha rotto: ma non avete proprio nulla di meglio a cui pensare? Rilassatevi! 
Ecco, più di così non mi viene. Ma per me è più che sufficiente. 
All'anno prossimo (se il pazzo integralista qui fuori non mi uccide nottetempo)