martedì 30 aprile 2013

Antidoti - Tu hai visto la luce


A chi non è mai capitato di avere qualche intuizione geniale, di trovare qualche soluzione brillante, di imbroccare la risposta giusta?
Pensate che certi colpi di genio a volte vengono a trovare perfino me... quindi deve capitare proprio a tutti.
Oggi vorrei inaugurare questa rubrica che non avrà una scadenza fissa (che mi mette ansia) e, a dir la verità, esuarisce oggi i temi in scaletta. Almeno quelli che sono in scaletta fino a questo momento.
Si chiamerà: Antidoti
Certo, forse è un po' presto per dichiarare aperta la rubrica, visto che mi è venuta la folgorazione mentre mi lavavo i denti stamattina (ieri, per chi legge), ma in fondo è così che arrivano gli Eureka, con i microgranuli tra i denti.
Ma non è di questa mia intuizione che voglio parlare; voglio parlare di “soluzioni”.
Con i figli ogni regola vale e non vale, si sa, ma ogni tanto si ha la netta sensazione che un particolare evento, una nostra parola detta, riesca a far girare le cose nel verso giusto.
Vi ricordate della mia infallibile tecnica per cambiare la fissa sui cartoni animati? (dite pure di no, che tanto ve lo linko)
Funziona ancora. Ma mi sono scartavetrato i maroni di ascoltare musiche dei cartoni animati. Poi volevano ascoltare solo quelle che papà suona in chiesa (alcune molto belle, peraltro) ma questo ci ha portati sull'orlo dell'ateismo e di una crisi di nervi.
Così, aiutata anche dalle amichette dell'asilo (grazie, stronzette), Marichan è piombata nella classica fissa per le Principesse Disney.
Ora: passi Ribelle – The Brave, che è pure una bella storia. Ma avete presente “La Bella Addormentata nel Bosco”? È il primo film onomatopeico della storia. Come parte “So chi sei, vicino al mio cuor ognor..” Ronf ronf!
Non se ne poteva più.
Allora, anche grazie ai consigli di qualche lettore di Mr Ford, abbiamo provato a cercare delle alternative.
Qualche rapido consiglio: “Guerre Stellari”. C'è la principessa. E c'è il cattivo (pare impossibile, ma se non c'è il cattivo il film non gli piace). Fanno un po' fatica a seguire tutto il film, sono ancora piccoli. Ma si stanno affezionando.
Pirati dei Caraibi”. C'è la principessa (insomma, tecnicamente non è proprio una principessa, però è sufficientemente gnocca). E c'è il cattivo. Anche questo un po' lungo e un filino complicato, non lo capisce bene neppure Silver, che è un'illuminista, ma Jack Sparrow spacca, non c'è che dire. Poi Jack continua a dire, si chiama Jack, come me.
Ma l'outsider, il film che non ti aspetti, quello che mai avresti pensato è emerso in VHS dai meandri più reconditi del cassetto un giorno che, vestendoci, mi sono messo a citare: “Una giacca... nera. Un paio di pantaloni... neri. Un cappello... nero!”
E loro a ridere.
Vi faccio vedere questo che è bello, c'è un sacco di musica, e suonano le canzoni che faceva anche papà con la zia, lo zio e la maestra Wuby”. 
 
Da allora è tutto blues: in macchina e in video.
Certo, chiamano tutte le suore pinguina e sono convinti che Steve Crooper sia io con i capelli lunghi. Va ben... ogni antidoto ha un minimo di effetto collaterale. 
E ora, a voi, avete antidoti da suggerire? 
Se si, mandatemi una mail... se funziona potremmo addirittura fare una pagina dedicata 
Su questa ultima cosa della pagina non mi date troppo retta... sapete come faccio... dico dico e poi lascio tutto a metà.    

domenica 28 aprile 2013

Clark

Nei film e nei fumetti, tutti sanno chi è in realtá Superman. Ma immaginate di ammirare davvero una persona e quella una mattina decide di passare a casa vostra a bere il caffè.
Conosci le sue gesta, è un mito per tutti, ma la sua vera identitá è pressochè sconosciuta.
È ciò che mi è capitato sabato con una amica blogger. Un messaggio di prima mattina: "sono in veneto, ti va un caffè?"
E così è passata proprio a casa nostra. C'era un po' di imbarazzo, per entrambi. Conoscersi di persona è strano quando si sanno già tante cose l'uno dell'altra. È incredibile quanto riusciamo ad essere noi stessi quando filtriamo la nostra anima attraverso qualche migliaio di pixel, anche se sappiamo che ci legge nostra madre.
Per lei forse è stato anche più difficile, visto che nessuno sa chi è il suo alter ego.
Alla fine la più rilassata è sembrata essere Silver, che di web proprio non ci capisce. Ed i bimbi che da subito le hanno parlato e chiamata per nome; non succede mai con gli estranei. Ma in fondo, sensibili come sono, lo hanno capito subito che estranea non è.
Ma io mi sono sentito onorato di quel regalo: il tempo strappato ad un'amica, la deviazione di svariati chilometri sotto la pioggia... Spero di averlo meritato.
A presto...


venerdì 26 aprile 2013

F

F è morto.
Lo hanno trovato l'altro giorno i volontari dell'albergo cittadino (così si chiama il ricovero notturno per senza tetto).
Da anni aveva problemi di droga  e, conseguentemente, con la giustizia.
Giusto il giorno prima era stato protagonista di un goffo tentativo di rapina fermato alle casse di un supermercato da un pensionato.
Più una vittima che un carnefice recitava, più o meno, il Giornale di Vicenza di ieri.
Non posso dire di averlo conosciuto, lo ricordo assieme ai fratelli ad un soggiorno "in colonia" di tanti anni fa.

Parlerò in futuro delle esperienze in colonia: al mare, terribile, il primo anno, in montagna, bellissima, l'estate dopo.

Proprio in montagna c'erano F e almeno uno dei fratelli oltre ad un numero imprecisato di cugini (anche la mia memoria comincia ad abbandonarmi).
Mi ricordo però di lui perchè era stato il mattatore di uno dei momenti più esaltati: la partita di calcio tra la CIF e La Fanciullo Gesù, le due colonie dirimpettaie, divise da una piccola valle. La sera ci si metteva in cortile, approffittando della distrazione delle animatrici a urlare canzonacce da stadio sperando che il vento portasse la "buona novella" ai "nemici" "Che spussa, che tanfo, la CIF entra in campo! Che aria pulita, la CIF è uscita". 
F, calciatore proveniente da una famiglia che il calcio era il companatico, ha segnato due gol. Era, credo, alle medie, all'epoca. Le ragazze più grandi sono corse tutte ad abbracciarlo alla fine della partita... "Piano, che sono tutto sudato", se l'era un po' tirata lui.
Nonostante fossi piccolo e non capissi una mazza dei rapporti tra i sessi, ricordo di averlo invidiato ed ammirato.

L'ho reincontrato solo molti anni dopo, già consumato dalla dipendenza.
Ma io, anche oggi che vedo la sua foto sul giornale, non riesco a fare a meno di pensare a quel ragazzino che esultava scuotendo la sua maglia gialla.
"Che aria pulita la CIF è uscita"

martedì 23 aprile 2013

La NF Board


Ma con gente così, potevamo vincere la guerra?” recita più o meno un famoso adagio popolare.

Ci sono in effetti molte cose che mi fanno alternativamente dubitare del genere umano, vergognarmi di appartenerci e sperare nella venuta di alieni mostruosi e cattivissimi che ci ripaghino come meritiamo.

Poi, in effetti, con tutto il popò che sta succedendo a livello politico io mi metto a parlare di minchiate come la NF Board? Merito anch'io la mia dose di folgoratore stellare, non c'è che dire.

Ma forse le due cose non sono così scollegate.

Sabato, dopo la rielezione di Napolitano (a proposito, quanto da culo cucina sua moglie per fargli decidere subito di tornare al Quirinale?), Silver ed io eravamo affranti che quasi pareva ci fosse il morto in casa.

Che più o meno c'era, a dire il vero. Requiem per le nostre convinzioni politiche.

Persino mio padre, che di solito non perde occasione per stuzzicare Silver sulla politica, deve aver colto che non era proprio il caso e non ci ha mai contraddetto per tutta la sera. Evento più unico che raro: infatti piove da tre giorni. (Scherso, papà)

Ma non volevo parlare di questo.

Però, ramingo per il web, mi sono imbattuto nel sito della NF Board, la Federazione internazionale delle squadre che non si riconoscono negli stati esistenti. 
Lì per lì mi è sembrata un'iniziativa interessante. Così ho pensato che potrei spolverare comperare degli scarpini da calcio e rimettermi a calcare il verde manto. 
Certo, tutte le carattarestiche che facevano del ragazzino che ero un promettente attaccante sono ormai ben nascoste sotto svariati strati di ciccia ed anni di lavoro sedentario. Però potrei fare il selezionatore. 
Resta da capire chi convocare. Pensavo a tutti quelli che non si riconoscono più in questa Italia mediocre, smemorata, populista e ammaestrata. In questi emicicli inciucioni e tramaccioni. Se avete perso la speranza di trovare alternative valide, se vi sentite traditi ancora una volta, dai ragazzi, proponetevi. 
L'anno prossimo ci saranno i mondiali della NF Board. Potremmo competere con i fratelli tibetani, con il popolo rom,  con i kurdi. I lapponi porterebbero i regali e i cugini di Fiume potrebbero rifornirci della birra che a fiumi (appunto) scorrerà alla sera, in un terzo tempo di fratellanza universale.
E poi, udite udite, alla NF Board partecipa anche la Padania, volete perdere l'occasione di suonargliele, a colpi di gol s'intende,  almeno per una volta?

nel frattempo (ho sempre una latenza tra la scrittura e la pubblicazione... non sono proprio un cronista d'assalto) ci sono anche buone notizie. Non dico niente... posto solo questo
  

venerdì 19 aprile 2013

Parliamo del cane


Serve una legge per gli affidi
Ormai è alla luce del sole. Solo i miopi, distratti, egocentrati politici italiani possono vivere senza rendersi conto che è quanto mai opportuna una revisione delle regole degli affidi e delle adozioni.
Anche la normativa sulla fecondazione va rivista decisamente: troppi vincoli, troppa burocrazia, troppi retaggi culturali antico-testamentari (si potrà dire così? Mah!)

Certo non è semplice, in effetti un bambino non è che si possa affidare a cuor leggero a nessuno. E d'altro canto, da credente, dovrei pensare che se Dio, che tutto vede e tutto sa, non concede il dono di un figlio ad una mamma, forse ha pure i suoi bravi motivi. Non importa se non li conosco, mica posso sapere tutto pure io.
Perchè poi ogni giorno se ne sentono di tutti i colori: figli picchiati, abusati, talvolta uccisi.
Come si fa ad affidare bambini a gente così?
E le storie, come quella di stamane alla radio, di una giovane donna, madre di due bimbi, uccisa dall'ex, padre delle bimbi che poi si è sparato. Che vita hanno davanti ora: orfane di tutto, perfino del ricordo di un padre degno di questo nome?
Come dite, scusa? 
Questo non succede solo con i bambini adottati o nati dopo Fivet?
Ah, no? 
 
Allora mi viene un dubbio: ma se Dio è così selettivo con chi non deve averne, perchè non usa lo stesso metro con chi invece riesce ad averne di figli?
Povero Dio. Potesse almeno mandare una lettera come la Gabanelli:”Ragazzi, grazie della stima, sono commosso, ma io sono capace di fare altre cose”. 
 
E intanto, finchè continuano le violenze domestiche e si tagliano ulteriormente i fondi per i minori, un sacco di giudici, di vescovi e di esperti si mettono di là di una scrivania a dare giudizi e a legiferare e a stabilire a chi si possa far adottare e quanti embrioni impiantare e fino a dove (“ma dici che se li lascio lì nei paragi poi sono già sufficientemente autonomi per arrivare a destinazione?”)

L'altra sera al lavoro facevamo un gioco: siamo in una barca che affonda e bisogna decidere qual'è la cosa fondamentale da portare con noi. Tra le varie cose, più o meno indispensabili, c'è il cane, mascotte del gruppo. Nel gioco siamo tutti affondati, non abbiamo scelto in tempo. 
Abbiamo parlato per un quarto d'ora di che razza potesse essere il cane, per capire se stringendosi poteva starci anche lui magari sopra la cassa dei viveri o dei medicinali. Perdendo di vista l'obiettivo, che era salvarsi, con o senza cane.
Ecco, a volte ho l'impressione che siamo in tanti a parlare del cane.

martedì 16 aprile 2013

La Riforma Cazzaro

Dopo la legge Fornero ecco a voi la riforma cazzaro.
Lo scrivo minuscolo che non sia mai. Ho anche un'amica che ha quel cognome e non vorrei che si sentisse chiamata in causa.

Vorrei parlare di lavoro. Di me, al lavoro, in particolare. Ma è necessaria una premessa.

Inizio premessa
La mia ripresa dell'attività fisica mi ha posto davanti ancora una volta al fatto che io, di indole, sono un fondista. Non vuol dire che ho culo. O meglio, sono uno che ha culo, nella vita in genere. Ma nella fattispecie significa che sono particolarmente portato per gli sport di endurance, per la fatica sostenuta nel tempo.
L'alternativa è la velocità, lo scatto o l'agilità. Non ho nessuna di queste tre cose. Mai avute, nemmeno quando ero un ragazzetto magro magro.
C'è da salire ad Asiago in bicicletta? Mi metto a smadonnare rosari finchè c'ho il buco del culo arrossato ma non mi alzo mai sui pedali. E quando arrivo arrivo.
C'è da correre venti km nella nebbia padana? Lo faccio... (l'ho fatto, yeah!)
Ma non chiedetemi di essere veloce... io sono lento.
fine premessa
 
Questa mia caratteristica fa parte integrante del mio essere. Io resisto!
E sapete qual'è la principale capacità dei fondisti?
La resistenza, direte voi.
Certo anche! Ma la cosa fondamentale è la capacità di dosare le energie.

Così sono anche sul lavoro.
Se io devo lavorare dieci ore, io mi approccio alla giornata come alla mezza maratona... partire piano... sennò si scoppia.
Se invece faccio mezza giornata (un po' di fantascienza non guasta mai) aumento il ritmo e, di solito, faccio le stesse cose che faccio in una giornata piena.
Per contro ci sono dei problemi talemente impegnativi che ti prosciugano completamente, che dopo non riesci nemmeno a riordinare il tavolo tanto sei provato.

Attenzione cazzata
Per questo ho deciso di proporre al sindacato una nuova piattaforma lavorativa: il "Contratto a fatica"
In sostanza: invece di stabilire che il principio regolatore del tuo lavoro sia il tempo, facciamo che sia la stanchezza.
L'obiettivo è andare a casa abbastanza stanchi. Facciamo anche stanchi morti. Ma se te la gestisci bene è geniale: metti che hai una rogna incredibile da sbrigare. Te la programmi per il mattino alle 8.00. Alle 10 ahi finito (risolvendo il problema). Sei sfinito anche tu, però. Che ci stai a fare al lavoro se continui a distrarti, a cazzeggiare su facebook o a parlare del più e del meno distraendo anche i colleghi?
Vai a casa! Fatti una passeggiata, leggi un libro.
Per contro, se  alle cinque non hai ancora accumulato il giusto grado di stanchezza, rimani a completare quello che ti manca...
Chiaramente la paga rimane la stessa...
Dite che me la passano, la proposta?

venerdì 12 aprile 2013

La maledizione della Chiave Fantasma


Io ho un problema.
Un problema grave, pesante. Che influisce negativamente sulla mia personalità, mi toglie serenità e mina i rapporti fra me e mia moglie.
No, non sto parlando dello stress del lavoro e nemmeno della primavera che tarda ad arrivare e che, in ogni caso, ci farà andare con le energie sotto i tacchi e finiremo l'integratore. 
La mia maledizione sono le chiavi. 
Quelle della macchina, nella fattispecie. 
Io già ora che arriva il week end sono in ansia.
Il venerdì, in particolare, è proprio nero nero, per le chiavi. Esco dal lavoro con: il computer in spalla, delle scartoffie in mano, la cassetta della verdura del GAS, l'ombrello, il borsellino. Arrivo alla macchina e  non ricordo dove ho messo le chiavi. Disperato cerco di reggere tutto con i gomiti intrufolando le dita nelle varie, troppe, tasche dei pantaloni, della giacca e del borsello... Apparentemente perse. 
Intanto la spallina del borsello scende a destra bloccandomi quasi l'omero contro il torace. Dall'altro lato scappa lo zainetto del computer; sembro un equilibrista prestigiatore con la camicia di forza. 
La sera secondo schermo: prove di canto. 
Chitarra, amplificatore, i la valigia dei cavi, il libro con le partiture, i bimbi che scappano. Stessa scena. 
Ma al sabato è anche meglio: supermercato, con tutta la famiglia. 
Borse, bimbi per mano, carrello che scivola in mezzo alla strada, pirata al volante da evitare, piove... niente, chissà dove cazzo saranno finite. 
A questo punto possono verificarsi due scene: mollo tutto per terra e mi metto a cercare in modo assolutamente scomposto e frenetico le chiavi, torno in casa, o dentro a dove sono appena stato a cercarle. Niente.
Di solito sono nella prima tasca dove le avevo cercate la prima volta, probabilmente appena rientrate da una scampagnata nell'universo parallelo. 
Ma non è finita qui: una volta trovate, apro la vettura e, per meglio caricare tutto, me le rimetto in tasca. Salgo al volante e tracchete! Non le trovo più un'altra volta. 
Stessa scena di prima
Silver, che a stento trattiene l'istinto di mettermi le mani al collo, dice: "Ma mettile sempre nella stessa tasca no? Prima o poi ti abitui". 
Facile a dirsi.
Io le metto per un mesetto, mi abituo, e poi cambio. Ed è anche peggio. 

Buon fine settimana a tutt

ah, speta speta: 
ringrazio tutti gli amici che mi insignono (si dirà così?) di premi... sono davvero sempre molto onorato e felice.
Sarita, Montessori, , Beatrix,
 
    

martedì 9 aprile 2013

Volevo scrivere una cosa e poi ne ho scritta un'altra


La coppia è importante. Che ve lo dico a fa?
Ci sono centinaia di scritti su quanto sia importante prendersi degli spazi come coppia, non farsi assorbire completamente dai bimbi, dalla gestione della casa e dal lavoro.
Anche il singolo è importante. Che, te lo devo ricordà io?
Non puoi annichilirti sulla coppia. Non siete un unico indivisibile: impara a prenderti i tuoi spazi.
Silver ed io ci abbiamo sempre creduto a questa cosa. Ma davero, davero (ma perchè oggi mi scappa sto accento romano?)
Infatti sabato scorso siamo andati al cinema. Come ogni... dunque, ogni quanto è che ci andiamo?
Ogni settimana, ogni mese, ogni volta che esce un film grandioso che non possiamo proprio perderci, ogni volta che c'è il cinema gratis... Insomma l'ultima volta c'eravamo andati nell'agosto del 2008, “Il Cavaliere Oscuro”. Eravamo andati in Vespa e s'era presa pure la pioggia al ritorno.
Poi era stato tutta una gravidanza (la seconda delle quali fatta praticamente sempre a riposo) e, quando finita la gravidanza ben che andasse un DVD.
Poi c'è stato un weekend benessere (24 ore nette, a dire il vero), un concerto, una mostra di pittura e qualche messa con il coro senza figli, che di solito ce li portiamo appresso (In quasi cinque anni, che botta de vita, aho!)

Perchè? Direte!
In fondo sono io che mi vanto di quanto siano splendidi i nonni, la baby sitter, gli zii.
Ma proviamo a fare una simulata.
In una settimana ci sono 168 ore.
Mettiamo che se siete fortunati riusciate a dormirne 6 per notte. Ve ne rimangono 126.
Se siete ancora più fortunati fate parte di quell'universo sempre più parallelo degli italiani che hanno ancora un lavoro a tempo pieno: togliete altre 40 ore di lavoro effettivo e un'ulteriore decina per i trasferimenti e gli straordinari.
76 ore “libere a settimana.
Ma se siete di quelli che una sera dovete uscire con vostra moglie per forza... Cosa facciamo, pizza e cinema? 4 ore, viaggio compreso e se non vi piace andare alle retrospettive su Ben Hur.
Qualche momento per te, da solo. Io corro tre volte a settimana. Mettiamo che tolgo 3 ore, tre ore e mezza.
68 e mezza vi rimangono tutte per stare con i vostri figli.
Ehi, ehi, non è così semplice, aspetta.
Se i bimbi sono piccoli come i miei, devi mettere in conto che, almeno in teoria, vanno a letto molto prima di te, diciamo almeno un paio d'ore a sera. Togli 14 ore.
A quanto siamo? Ah, si, 54 ore e mezza.
Mettiamo mezz'ora per colazione: 3 ore e trenta.
Un'ora a pasto, che però nei giorni lavorativi si limitano alla cena: altre nove.
Ne rimangono 42 (leggasi: quarantadue).
Quarantadue ore libere da passare con i figli.
A volte sembrano tantissime e sei sfinito e non passano mai. A volte volano, crescono che ti scappano via. A volte torni che stanno andando a letto e ti abbracciano che ti fanno pentire di non essere tornato prima.
A me non piace dare consigli, a me piace stare bene. E io sto bene se vado al cinema e non penso ai miei figli. Se devo andarci con l'ansia preferisco stramazzare morto sul divano come ogni sera. 
Qualche volta capita di stare con i figli e di voler essere al cinema ma questa è un'altra storia e molto spesso dipende da una stanchezza che non è giusto imputare solo ai piccoli. 
  
Sabato ci siamo divertiti ed è stata una bellissima serata, grazie ai nonni che sono stati con i bimbi. La sera prima li avevamo portati tutti e tre al coro perchè potessero andare al cinema i nonni. 
Anche di questi piccoli do ut des è fatta la nostra felicità.

venerdì 5 aprile 2013

Kovic


Se esce un po' di sole, la moglie lo porta sempre allo stesso posto: di fianco a quella panchina sul viale alberato. Credo che gli piaccia guardare le macchine che passano, salutare la gente e, se qualcuno si ferma, e qualcuno ogni tanto si ferma, raccontargli qualche storia incomprensibile. Perchè anni fa “el ga fato on itus” che si è portato via l'uso delle gambe e gran parte delle parole.
Le pie donne del paese dicono che il male glielo ha mandato il Signore come punizione per le innumerevoli eresie che soleva pronunciare. 
Ma evidentemente il Signore non è dotato di strumenti di precisione, oppure era un pezzo che non si cimentava con le maledizioni perchè le bestemmie sono l'unica cosa ancora intelleggibile in quell'eloquio tutto smozzicato e sputazzoso.
Non conosco la sua storia ma a me, a vederlo così, in carrozzina, con quei folti baffi, i lunghi capelli bianchi racconti in una coda di cavallo ed il cappellino sempre in testa, ricorda un reduce del Vietnam
Ho scoperto da poco il suo vero nome; io l'ho sempre chiamato Kovic.
E così, ad una prima e superficiale impressione, mi sta simpatico.
Non mi sono mai fermato a chiaccherare, perchè per lui sono uno sconosciuto, ma lo saluto sempre, sia quando passo in bici che quando la mia corsa incrocia quel viale. E lui ricambia sorridendo.

L'altro giorno siamo passati in passeggiata con i bimbi e lui era lì, al solito posto, come un guardiano. Maria ha tolto incerta la mano dal manubrio per ricambiare il saluto. Jack invece si è messo a piangere disperato e per poco non finiva in mezzo alla strada nel tentativo di evitarlo.
Silver ed io ci siamo vergognati tantissimo della scenata e ci siamo allontanati in fretta.
Ma per tornare a casa era necessario ripassare per lo stesso posto e Jack non ne voleva sapere di risalire in bicicletta.
Così ho iniziato a raccontargli la storia del “Nono Bepi”, il papà del nonno.
Anche lui era in carrozzina perchè aveva male alle gambe. Ed era sempre vicino alla finestra, che guardava le macchine che passavano e mi diceva “Bocia, portame na cica”. Ed era buono e mi ha regalato la bicicletta.
E Jack, titubante è risalito sul suo “cavallo” ed ha ripreso la via di casa. E anche se, poco prima di girare l'angolo e trovarselo davanti si è visibilmente irrigidito ed ha rallentato la sua già potente pedalata, ha continuato a dire che voleva salutarlo. 
Sfortunatamente Kovic era rientrato a casa, la moglie aveva buttato la pasta e se l'era venuta a riprendere.
Ed ora piove, e sono 4 giorni che aspettiamo il nostro saluto
"Dov'è Kovic? Ciao Kovic” dice Jack ogni mattina guardando fuori dalla finestra della sua cameretta.

Questo post cade proprio a fagiuolo perchè gli amici di PescePirata stanno promuovendo questa che è, secondo me, una bella iniziativa culturale, oltre che un concorso letterario.
Non essendo all'altezza di partecipare, faccio quanto posso per promuoverla.