mercoledì 15 luglio 2015

Se Harry Potter fosse italiano (1)

Questo post è un delirio, scusate, fa caldo! 
E l'uno è solo un bluff. 

Parlavamo di Harry Potter, ricordate?
Siccome il trip non accenna a passare (d'altro canto se può durare sei mesi l'investimento affettivo su di un solo film, quanto possiamo andare avanti con otto lungometraggi anche piuttosto prolissi in termini di minutaggio?) si approfondisce la materia.

Oramai siamo degli espertoni, Silver ed io. Lei, non rinunciando mai alla tentazione di addormentarsi, è comunque riuscita a vedere più o meno tutto, visto che la ripetizione consente una visione "a puntate", non necessariamente in ordine cronologico, con il puzzle che, prima o dopo si ricompone.
Detto questo, si rifletteva su J.K. Rowling. Fica la GeiChei!
Voglio dire: si narra che andasse a scrivere al bar, quando era una giovane ragazza madre, insegnante quasi indigente. Mi sono chiesto, ma non ho approfondito, come fosse uscito dalla sua testa Harry Potter: se quando ha iniziato a raccontare di Hagrid che porta il piccolo mago a Pivet Drive avesse già in mente l'Expecto Patronum, Naigiri e gli Orcrux (o come cazzo si scrive una qualsiasi delle parole che ho detto). O se si sia lasciata guidare libro per libro, e l'ispirazione sia venuta un po' alla volta, consapevole che il personaggio poteva diventare uno di quelli che rimane nella storia, alla pari di Frodo e Gandalf, di Oliver Twist o di Obi Wan Kenobi.
Che diaciamolo: si intravvede che è figlia di quella cultura lì, la GeiChei! Ed è quasi un gioco quello di dirci: "qui si vede che è molto Gandalf, qui è più Merlino, oh, sputato a Copperfield".
Forse lo è ancora di più la versione cinematografica (sono solo al secondo libro), ma credo sia abbastanza inevitabile, dopotutto.
E mi sono chiesto: ma in Italia cosa sarebbe potuto uscire?
A parte che la magia non è proprio nelle nostre corde, e al massimo possiamo partire dal Boccaccio ed i suoi famosi furfantelli (Frate Cipolla in primis) o nell'arte di arrangiarsi (che riprende lo stesso Boccaccio ma poi è la struttura stessa della commedia all'italiana dai maestri Monicelli e Risi fino a Virzì).
C'è sempre un'oppressore. Gli anglosassoni incarnano il male ed il bene: il buono è buono, il cattivo è il male. Qui ben che vada c'è un invasore, pensiamo ai Promessi Sposi (poi lamentiamoci che siamo razzisti) oppure c'è il padrone, il proprietario (da "L'albero degli zoccoli" fino a "Fantozzi").
Tutto sommato siamo fortunati che c'è poca mortalità dei genitori. La nostra letteratura non è così ricca di orfani, a ben vedere. Perfino un burattino di legno finisce per avere un padre.

Per cui in Italia, la GeiChei chissà cosa avrebbe scritto?
Forse la storia di un ragazzino figlio di lavoratori dipendenti, vessati dai loro padroni, strozzati dal fisco e anche abbastanza razzisti, scelto per andare ad una scuola esclusiva sull'arte di arrangiarsi in modo creativo.
Una scuola dove assistere alle lezioni di "Piccole truffe senza importanza" del professor Norberto Maltolt o a quelle di "Tanto lo fanno tutti" di Lucia Chevuoichessia. Oppure ai seminari di "Come riuscire a piacere in ogni caso alle persone, anche se sei un piccolo furfante" tenuti da Lorenzo Paracul, con retrospettiva cinematografica con film di Bud Spencer e Terence Hill, I soliti Ignoti, Fantozzi, appunto.
E  sempre senza abbandonare l'idea che in fondo siamo dei gran bonaccioni e non facciamo del male a nessuno, se non ai cattivi, ovvio: "Come redimersi nel finale e capire che in realtà siamo davvero buoni" della professoressa Matilde Appenaintempo.

Insomma, una scuola che aiuti i mediocri ad esserlo un po' meno, o con un pelino in più di stile.
Mica servirà la magia, per questo, no?

2 commenti:

  1. a me piace quello che scrivi e come lo scrivi e per estensione mi piaci tu anche se non ti ho mai visto e non ci siamo mai parlati, vabbè sorvolo sul fatto che voti PD, ma i difetti ce li abbiamo tutti ,no?
    E adesso questo post "ehi siamo italiani fancazzisti, orgogliosi di esserlo, e ci autosputiamo negli occhi!!"
    Nooo daai saremo mica tutti così? Che poi voglio dire più paraculo che risolvere i problemi con la magia... ;) Elisabetta

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    1. Grazie per la stima. No, guarda, io sono assolutamente convinto che gli italiani siano decisamente meglio di così, riflettevo solamente sul fatto che nella nostra letteratura e cinematografia abbia fatto più breccia il furbacchione invece che l'orfanello di Dickens, tutto lì. Così, mi dicevo, un ideale Hatty Potter italiano, pescherebbe a piene mani da questa cultura letteraria. Che poi alla fine è direttamente collegata al luogo comune che all'estero hanno di noi. Hai fatto bene a dirmelo, mi sa che non sono riuscito a rendere bene quello che avevo in testa

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