lunedì 21 dicembre 2015

Star Wars - Il Risveglio della Forza

Silver ed io cantiamo in un coro. Di solito siamo piuttosto ligi al dovere e non manchiamo mai, a parte non ci siano impegni davvero improcrastinabili. Tipo che non sia il primo week end dove proiettano il nuovo capitolo di Star Wars.
dal web

Vi tranquillizzo, non ci sono spoiler sul film, niente di niente. Nulla che non si sappia già, almeno.
Certo, potrete dirmi, come fai a sapere quello che si sa già? Facile: basta riportare pari pari quello che diceva a voce alta il bimbo seduto dietro di me durante la proiezione: tutti i nomi dei personaggi, la classificazione delle astronavi e tutti gli abinamenti personaggio-astronave. Quando ha iniziato a stare zitto ho capito che non c'era più nulla di acquisibile on-line, e bisognava solo guardare il film.
Film che è bellissimo, io ve lo dico. A caldo mi è venuto addirittura da scriverlo su Facebook: è il migliore di tutti, il più bello dei 7.
E no, non sono di quelli che lo dice ogni volta.
Alla fine di "La minaccia fantasma" ho detto come tutti "è una cagata pazzesca".
Sono rimasto perplesso dopo "La guerra dei cloni" pur riconoscendo che erano stati fatti molti passi avanti.
E sono stato molto sorpreso da "La vendetta dei Sith", il migliore di questa finora ultima trilogia così piena di effetti speciali e colori ultravivaci. Che però, per quanti tu ce ne metta, non ti fregano, non fregano neppure i bambini. La gente vuole le storie.
Chiedetelo ai miei figli che guarderebbero solo "L'impero colpisce ancora".
Ed è questo che fa "Il Risveglio della Forza": ritorna a raccontare una storia.
Basta, non vi racconto più nulla che sennò mi scappa lo spoiler. Leggetevi piuttosto questa bellissima riflessione di Mr.Ford, che lui di film ne capisce e ne sa parlare.

La riflessione mia invece parte dall'unica cosa che mi ha rattristato e che era dalla mia parte dello schermo: c'erano pochissime bambine. Femminucce, insomma.
Donne si, bambine no.
C'erano i quaranta-cinquantenni, innamorati di Luke e Darth Vader (a proposito, cambiava tanto se la produzione teneva i nomi "italiani"?), disposti a dare una seconda chances alla Lucasfilm dopo la mezza delusione degli ultimi tre film.
C'erano i ventenni, che la seconda trilogia l'hanno vista da bambini e si sono innamorati di quella, e la prima era solo una vecchia mitologia sulla mensola dei genitori.
E c'erano i bambini piccoli, quelli che comprano i Lego tematici, gli adesivi dentro ai cereali e a furia di merchandise si sono innamorati di questa bellissima epopea.
Mancavano solo le bambine.
Perché?
"È roba da maschi" mi ha detto una mia amica.
"Uff, ancora con sta storia dei film/libri da maschi e da femmine" ho risposto, facendo la solita figura del pseudo filosofo progressista e snob.
La mia prof di Latino diceva: "non esiste la traduzione letterale o libera: esiste la buona traduzione o quella cattiva". Allo stesso modo direi che non ci sono i film da femmine da maschi, ci sono le belle storie e le storie brutte. Il resto ce lo mettiamo noi.
Però, se come la mia amica avete bisogno di semplificazioni, vi do la mia parola: è un film da femmine: la chiave della storia, la vera protagonista, è una ragazza, Rey: giovane e bella (madò se è bella) coraggiosa e idealista e in gamba molto più di tutti i maschi che incontra. Ma non è il modello di guerriera emancipata, di donna in carriera. Allo stesso modo non aspetta il principe azzurro che tanti danni ha fatto alla mia generazione. È una donna che cerca di superare le sue fragilità, senza rinunciare ai suoi sogni, senza aver paura di voler bene e di lasciarsi amare.
È la figlia che tutti vorremmo avere, è il motivo per cui sono contento di aver convinto Maria a venire con noi e a non cedere al lato oscuro del Gender che impone assurdi canoni sociali.
In più è un film sulla genitorialità  su quanto sia difficile essere padri e madri, sulla responsabilità, sulle paure di non essere in grado di farli crescere nel modo migliore, sulla ricerca di nuove occasioni.
E quindi se avete figlie femmine portatele a vedere "Il Risveglio della Forza" che vi piacerà perchè è moderno. Nonostante sia ambientato tanti anni fa, in una galassia lontana lontana...

venerdì 18 dicembre 2015

Forza, risvegliati

Sempre più dura alzarsi al mattino per andare a correre.
Si, solo per quello. Per il resto non mi lamento.
Diciamo che forse metto la sveglia un po' troppo presto: le 5 (leggonsi cinque).
Fa freddo, è buio.
Anche lo scorso anno faceva freddo e buio eppure non c'era particolare problema. Chenesò?!
Sarà un periodo.

Di fatto c'è sempre una scusa buona:
  • ieri sono andato a letto tardi perché ho lavorato
  • mi dispiace andare a letto prima di Silver e ieri c'era il suo sceneggiato preferito. 
  • Troppo stress, metti che poi mi ammalo
  • Il mio vicino di scrivania ieri ha tossito, magari sto covando qualche cosa anche io. 
  • Metti che incontro un lupo? 
Che poi pare na battuta ma un paio di settimane fa, mentre correvamo sull'argine, ad una signora è sfuggito l'American Staffordshire quando questo ci è corso incontro, al buio, con gli occhietti gialli che brillavano nella notte al riflesso della nostra lampada frontale... insomma: per fortuna che eravamo in compagnia, che cagarsi sotto in compagnia è sempre una gran cosa.

I pro sono che hanno illuminato la ciclabile. È molto positivo, garantisce una specie di anello di 7-8 km illuminati. È un po' una palla fare sempre lo stesso giro ma almeno non mi investono.
A parte che sono bardato come un albero di Natale tutto illuminato.
A parte che alle 5 di mattina chi vuoi che si alzi per investirmi.

Giusto il signore che corre vestito di giallo. Ogni tanto devo andare a correre sennò mi sa che sta in pensiero.
Il matto che abita in piazza no, non lo vedo da un po' a quelle ore. Non è matto come me, lui.
La domenica almeno c'è sempre qualcuno che viene con me.
"Ma perché io ti seguo che so che sei crudele?" mi ha detto Sam una volta.
Però poi viene.
Anche il Franz non manca mai. Lui potrebbe partire un'ora dopo e fare lo stesso giro. Invece si alza alle 5. Se non è amicizia questa.
Qualche volta si aggiunge anche qualcun altro.
Siamo così, dei quarantenni abbastanza arzilli, per come eravamo messi a trent'anni.
Non centriamo niente con i dipinti mucciniani degli anni novanta.
A me ricordiamo più qualche scorcio de "Il grande freddo": un po' disillusi, un po' provati dalla vita chi per un motivo, chi per un altro. Meno pessimisti, però di Will Hurt e soci.
Farà anche tanto freddo, ma noi corriamo forte ed in ogni caso ci alziamo prima. L'ora più buia e fredda è quella che precede l'alba. Noi partiamo ancora prima!
Non ci avrai!


mercoledì 9 dicembre 2015

Nel locale sta suonando un blues degli Stronz

I miei figli sono molto creativi, anche nel capire i testi. 

L'inverno è una stagione che ti restituisce i figli, soprattutto per noi, che abitiamo praticamente in mezzo ai campi.
D'estate devi litigarci per farli venire a cena, che sarebbero sempre in giro a nascondersi e giocare.
D'inverno invece devi litigarci uguale, ma almeno non devi andarli a cercare.
L'inverno si guardano film e si ascolta musica.
Uno dei conti che tocca fare con la vita di genitore è che non sta scritto da nessuna parte che quello che piace a te piaccia anche a loro. Acqua calda, direte voi. Certo.
La cosa peggiore però è un'altra, che in qualche modo si ricollega ma non è propriamente la stessa cosa, rifletteteci: le cose che piacciono a loro potrebbero fare schifo a voi.
Anzi, è altamente probabile.
Prendiamo qualche film a mo' di esempio: Spiderman 3. Fa cagare, oggettivamente. Trovatemi uno che vi dica che Spiderman 3 è bello o che, peggio ancora, lo preferisca ai primi due. Ecco: Pee e Moe lo adorano.
Normale: il primo capitolo della trilogia, il mio preferito, a loro non piace perché passa un'ora prima di vedere Spiderman in costume. Capito? E poi per una storia servono cattivi: più ce ne sono più è bella.
Il Batman di Tim Burton? Ma volete mettere quell'accozzaglia di luci e suoni ed effetti sintetici proposti da Schumacher  in Batman e Robin?
D'altro canto Maria stravedeva per quella lagna inumana de "La Bella addormentata nel bosco" il primo film sineddoche della storia: tu pensi che quello sia il titolo, invece è la descrizione di te che lo guardi.

Allo stesso modo la musica: girano per casa intonando i Kolors.
"oh oh oh oooh"
"Vade retro Satana"

Oppure, appunto, gli 883.
Il bello è che sono delle spugne: sentono la musica alla radio o all'oratorio perché noi di certo non gliele facciamo sentire. Basta una volta e già ne cantano intere strofe. Provateci voi, che io non ci riesco.
Certo, non è che azzeccano sempre tutte le parole, ma spesso gli errori migliorano il prodotto iniziale, per cui non siamo nemmeno sempre troppo solerti nel correggerli.

Insomma, l'inverno è la stagione dei film e della musica ascoltata in casa. Non necessariamente bella.

lunedì 7 dicembre 2015

Pee mi amplifica

Pee amplifica le emozioni.
Se fosse un X-Man sarebbe questo il suo potere: farti impazzire con emozioni esagerate, più o meno come quel balletto di Giselle, dove gli spiriti delle giovani spose morte per amore costringono i giovani malcapitati a danzare fino alla morte.
Pee è intelligente, furbo, paraculo fino allo sfinimento. Riuscirebbe a far andare Gandhi fuori dai gangheri e poi farlo sentire in colpa. Sarebbe in grado di far bestemmiare San Francesco in chiesa ma anche di portare Re Erode a coccolare un neonato, in barba alla corona.

Pee si alza sempre per ultimo, ci mette una messa cantata in gregoriano a mangiare tre biscotti per colazione, riesce a bere mezzo bicchiere di latte con la cannuccia in mezz'ora pur dandoti l'idea di stare sempre succhiando.
E quando tu sei li che ti stanno prudendo le mani e già ti partirebbe lo scapaccione, lui si volta e ti guarda con quegli occhioni azzurri a metà strada tra il gatto di Shrek e Bambi e ti scioglie e il massimo che riesci a dirgli è: "Paraculo che non sei altro!"

Pee corre veloce; in un manuale sulla corsa alla pagina "Come impostare la corsa perfetta" potreste trovarci la sua foto. Un punto esclamativo leggermente inclinato in avanti. E lui corre, sempre! Dal divano al tavolo? Corre. Da letto al bagno? Corre.
Corre come se non ci fosse un domani. Nemmeno gli ostacoli lo fermano. Qualche volta l'ostacolo è uno dei fratelli e lui ci passa sopra, quasi senza accorgersene.
E salta e fa capriole a ripetizione, l'unica cosa su cui non teme il confronto con i fratelli. 
Pee prende le difese dei più fragili a scuola, difende dai bulletti i bambini "piccoli e medi" dice la maestra.E poi a casa nemmeno lo racconta, quasi che si vergogni di questa sua "debolezza".
Pee si accorge se gli altri stanno male, se hanno dei pensieri. Parte dal suo posto e gli si aggrappa addosso, per fargli una coccola, o per farlo ridere facendo l'imitazione di D3BO. Poi esagera, esasperando il consolato.
"Ma io volevo solo farlo ridere!" "Magari non aveva voglia di ridere" "Allora gli faccio un abbraccio" 
Così è Pee, il più sensibile dei miei figli. La sensibilità è difficile da maneggiare, vive molto più sereno chi non è sensibile. È ancora più difficile da educare.
Credo di non esserne capace.
Spero che la vita gli renda il ricordo di un padre che almeno ci ha provato. 

giovedì 3 dicembre 2015

l'America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata

Ieri sera la messa a letto, momento che come fatica che ricorda quello che precede l'alba, più buio e più freddo della notte stessa, è stata più dura del solito.
Chissà perché la Triplice Alleanza ha deciso di entrare in crisi in simultanea, fatto piuttosto raro, anche se con cause svariate: Maria aveva perso tre partite a carte di fila nonostante la proposta di cambiare gioco ogni volta (Uno, Vecia e cava camisa). Segnata nell'animo dal destino cinico e baro (ma decisamente sul pezzo, trattandosi di gioco a carte) la pulzella si è disperata in singhiozzi e urla che manco col morto in casa.
Nei file delle cose da fare ricordarsi di segnare strategie per insegnare a reggere la frustrazione.

Jack invece non aveva ancora elaborato il lutto per la mancata partecipazione al canto della stella con l'Asilo. Rintravamo tardi dal lavoro, la mamma ha un impegno dopo cena e comunque anche sticazzi.
Pee, a quel punto, per nn sentirsi escluso, piangeva per solidarietà, dicendo che il suo cane di peluche aveva paura del buio e che comunque al canto della stella, la settimana prossima, ci dobbiamo portare pure lui. Il cane, logicamente.

Tant'è. Un'oretta a far girare Pachelbel nella tomba a causa della mia ormai cronica imperizia sulle sei corde e accendo la tv: TG - edizione straordinaria.
Oddiosanto! E mo' cos'è successo.
Ammetto con un bel po' di vergogna che quando ho capito che si trattava di uno dei "soliti" fatti tipicamente americani e non di terrorismo ho tirato un sospiro di sollievo.
Si, alla faccia di tutta la mia sciallaggine delle settimane scorse rispetto a non voler sottostare al terrore.
Attacco ad un centro riabilitativo per disabili.
Lì per lì ho cercato conforto nel cinismo: "Cazzo, fosse stata l'ISIS almeno oggi mi avrebbero proibito di andare a lavorare: luogo ad alto rischio".

Ma non volevo parlare di Pachelbel, del pianto dei miei figli e neppure della follia in America. A conti fatti forse era meglio se stavo zitto.
A conti fatti, visto che ogni giorni si potrebbe morire per un motivo qualsiasi, tanto vale non sprecar parole e vivere.