venerdì 17 giugno 2016

Faraway, so close

Da anni, ormai, da sempre, potremmo dire, se ci riferissimo alla nostra vita da genitori, le nostre vacanze sono scandite da due momenti distinti: quello in cui si va in vacanza e quello in cui i bimbi vanno al mare con i bimbi.
Perché i miei suoceri avranno anche tanti difetti, primo fra tutti quello di invecchiare e peggiorare gli altri difetti, ma va dato loro atto che sono dei guerrieri.
Dei nonni guerrieri, in particolare.
Ogni anno a marzo mia suocera prende il telefono (internet ti ignoro e comunque di te non mi fido) e prenota: stesso villaggio e possibilmente stessa casetta. "L'ho sempre fatto con le nipotine più grandi, adesso lo faccio anche con i vostri".
Vacanza. Dal latino vacans, participio presente di vacare essere vuoto.
Sarebbe da dirlo a tutti quelli che fanno la battuta: "Ah, è questa la vostra vera vacanza". In qualche modo si, è un vuoto, un silenzio in casa che oramai suona irreale, un tempo che si dilata che pare all'infinito, ed è tutto tuo.
E quindi il vuoto va riempito, senza stress aggiuntivo. Va riempito di cinema, di corsa, di esperimenti culinari, di passeggiate, di sesso rumoroso, di chiacchierate con un gelato in mano.

E la sensazione che sia un rapporto reciproco, tra noi e loro; loro ormai grandicelli, che non vengono più al telefono, quando i nonni li chiamano per passarceli, che sono a giocare a calcio con i nuovi amici. Loro che avrebbero di che raccontare, ma la vita è breve per perderla al telefono "Scusa papà, vado a giocare".

E mi torna in mente il me ragazzino, 15 giorni in montagna con la scuola, che a malapena chiamava a casa, giusto una volta, a metà soggiorno, con l'occasione che si andava a comprare il gelato al bar. Era l'epoca delle cabine telefoniche e passar loro davanti ti ricordava qualcuno che, dall'altra parte del filo, stava attendendo tue notizie.
Forse papà e mamma le attendevano, forse erano anche loro intenti in passeggiate con il gelato in mano, sesso rumoroso ed esperimenti culinari.
Di sicuro non hanno mai fatto pesare la vacanza.
E il loro non farlo persare a me è il dono perché non mi pesi questo nuovo, incredbile vuoto da riempire.
Scusate, corro a riabbracciarli.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi quello che vuoi, in questo blog non si censura un ca##@