venerdì 30 dicembre 2016

17

A tutti quelli che hanno pensato che il 2016 fosse funesto, dico che tocca aspettarsi di peggio dal '17, visto che trattasi del numero funesto per eccellenza.
Ciò di cui vado meno fiero in questo 2016 è il mondo in cui vivo e che ahimè anche io contribuisco a rendere un posto che dovrebbe essere migliorato. Dico anche io perché a volte ho la sensazione di girare a vuoto e comunque anche "essere buoni" non è che basti dirselo.
Tanti attentati, tanta paura. Tanta ignoranza anche, forse non più che in passato, ma certamente non meno.
Anche se ci sono stati episodi che mi hanno sconcertato positivamente: non entro nei dettagli ma mi sono dovuto ricredere anche su persone che pensavo fossero dei beceri razzisti che hanno avuto degli spunti di umanità che non mi sarei aspettato. E vorrei portarmi questi episodi nel 2017, più che l'ignoranza di cui sopra.
Poi non sono morti amici cari. O meglio: una ragazza che veniva ai gruppi quando ero giovane è morta, ma non ci vedevamo da un po' e almeno non c'è stata la telefonata inaspettata di un padre o di un fratello a dire: è finita.
Mi rendo conto che è molto relativo (e anche un pelino egoista, perché magari qualcuno che legge ha perso un genitore o un fratello o un amico) e che le persone che se n'erano andate negli anni precedenti non sono certo tornate e continuano a far sentire quel senso di sale sulle ferita, ma ci pensavo giusto ieri, che alla fine è già qualcosa questo, no? Il non dover piangere su altre tombe.

E poi ho lavorato bene, sono sincero. Non vincerò mai il Nobel, probabilmente non verrò ricordato come "il migliore" in nessuna delle cose che faccio, ma il 2016 mi ha regalato delle consapevolezze su alcune mie (poche) qualità che dovrò capitalizzare in futuro sperando che possano mitigare i (tanti) limiti del quale, invece, tendo a minimizzare gli effetti perché mi faccio un po' di sconti.

E poi ho corso meno del 2015. Quasi 200 km in meno.
Però ho nuotato di più ma anche se non avessi nuotato di più chissenefrega. E non dovrebbe essere un bene, invece lo è perché si chiama equilibrio e senso delle priorità.
Mi sono alzato alle 5 solo lo stretto necessario, di solito il sabato o la domenica, e per il resto ho corso quando ho potuto. Sono peggiorato in tutte le gare che ho fatto eccezion fatta per una la Trans D'Havet, che fare peggio era difficile, visto che mi ero ritirato. Ma mi sono divertito molto, in tutte.
In ogni caso a quella ci tenevo tanto, per tutta una serie di motivi miei e anche per il fatto che è probabilmente la più bella che ho fatto. 
Ho fatto anche molte più gare: quattro fino ad ora e cinque con quella di domani. Per gare, capiamoci, intendo corse in cui ti attacchi un pettorale alla maglia, non che debba arrivare prima di qualcuno o in un tempo preciso (a meno di impegni di altro genere).
E quindi: allenato meno e gareggiato di più. Più divertimento, più compagnia.

I figli hanno iniziato scuola e sono più bravi di quello che mi sarei aspettato. Lo sono davvero e mi commuove anche scriverlo. Vorrei che il 2017 aiutasse me e loro a far pensare anche ai miei tre figli che in fondo sono un padre migliore di quello che credo io e di quello che, temo, credono loro.
Buon anno a tutti.

mercoledì 28 dicembre 2016

RIP 2016

A me non è che George Micheal abbia mai fatto impazzire. Noto però che in molti, anche giornalisti di reti nazionali, nell'imbarazzo di doverlo definire grande senza sapere il perché (per loro igonranza, non certo perché il buon Giorgino non avesse qualità), e trovando piuttosto ridicolo farlo per la sola Last Chirstmas, hanno ricordato la sua memorabile performance al Freddie Mercury Tribute a Wembley, tanti anni fa. Un po' come quelli che ricordavano commossi la scomparsa di David Bowie col memorabile duetto di Under Pressure.
Un modo di dire al mondo: a me fotte sega che tu sia morto, mi piacevano i Queen, ma non ho il coraggio di dirlo.
Di George ricordo però una bellissima versione live di "I can't make you love me": da pelle d'oca. Ho scoperto anni dopo che non era un pezzo suo ma una cover di Bonnie Raitt. Comunque mi sarebbe piaciuto che lo avessero ricordato con quel video live: look molto sobrio, con il capello cortissimo e senza meches. Solo l'orchestra e la sua voce.

Poi è morta pure Carrie Fisher. Il cuore le ha chiesto il conto, pare, dopo che lo aveva fatto anche la sua carriera, che poteva essere quella di un Harrison Ford al femminile ed invece si è persa tra cliniche per disintossicarsi e depressioni varie. Eppure le tre cose migliori che ha fatto le ha piazzate tra i cult irrinunciabili a casa mia: Star Wars, The Blues Brothers e Harry ti presento Sally.
Altro che X Factor.

Poi però anche basta con sta storia che nel 2016 muoiono tutti. Così, solo da cultura pop, ricordo che il 1970 e il 1971 sono stati simili, come drammaticità. Ma mafari all'epoca nessuno piangeva in tempo reale sui social o forse era qusi normale che una star morisse per droga.
Se Facebook fosse esistito nel 1970-71
Comunque di tutte queste persone famose scomparse nel 2016, i miei figli si ricorderanno probabilmente solo di Carrie Fisher e di Alan Rickman.
Forse
Perché provate a cercare su Wilkipedia la pagina dei morti nell'anno in cui avevate 6-7 anni, e poi ditemi di quanti vi ricordavate. Io dell'80 conoscevo solo Bon Scott